Inizio e termine della vita: rispetto e protezione

Giorni fa, In due pagine di un quotidiano, troviamo tre notizie similari e raccapriccianti, a voler passar sopra al senso dell’ovvio che recentemente l’uccisione di persone deboli ha acquistato al di fuori di ogni prospettiva morale.

Prima notizia: aborto. La legge 40 circa la fecondazione artificiale, che impone la conservazione e l’impianto di soli tre ovuli fecondati, viene contestata soprattutto da alcuni medici e da alcune donne in difficoltà circa la generazione dei figli. Negli ultimi mesi i principali ospedali italiani si stanno confrontando con lettere di diffida delle pazienti contrarie al triplice impianto. Invece di cercare compromessi ideologici, secondo questi oppositori bisogna seguire la strada della scienza che offre nuove soluzioni un grado di rispettare il desiderio legittimo di tutelare gli embrioni. In questo modo si può prevedere che andranno create nuove banche di embrioni orfani o di un nuovo bussines della provetta: una parte degli embrioni che si trovano nei centri italiani di fecondazione assistita, è stata congelata negli ultimi tre anni. Una delle autorità contestatrici è Stefania Prestigiaocmo, oggi deputato di Forza Italia: “Molti ovociti fecondati vengono gettati nel lavandino” quasi si trattasse di spazzatura o di escrementi. Secondo le parole del Papa, l’aborto “non può essere un diritto umano”. L’uccisione di una vita innocente e indifesa è sempre un delitto: “Bisogna salvare la vita anche se è frutto di violenza”, aveva detto giorni fa il Segretario di Stato Bertone, riproponendo la Dottrina morale della tradizione cattolica.

Seconda notizia: eutanasia. Quando si tratta di intervento attivo che uccide una persona o che la aiuta a morire, si tronca un disegno di Dio ancora in atto: afferma il Papa: “C’è da temere che un giorno possa essere esercitata una pressione non dichiarata o anche esplicita sulle persone gravemente malate o anziane perché diano chiedano la morte o se la diano da sé.

Terza notizia: anche cattolici dichiarati, soprattutto appartenenti alla formazione politica della Margherita, pensano di poter autorizzare l’aborto di una minorenne straniera, vittima di una triste storia di sopraffazione e di violenza. E’ quanto sostiene l’assessore comunale ai Servizi sociali di Torino, Marco Borgione, che si dichiara cattolico e praticante. E non è il solo.

Come si riesca a concordare la condanna dell’uccisione di una vita innocente con un cattolicesimo militante, sia pure in casi eccezionali, è problema insolubile di coerenza morale. Tanto più che a decidere della vita concepita nel grembo di una minorenne - sia pure in estrema difficoltà -, è in ultima istanza il giudice tutelare e non autorità comunale.

Che vi siano incertezze ed errori morali al di fuori del cattolicesimo, non è un fatto nuovo né isolato. Che la stessa posizione etica sia assunta da cattolici espliciti risulta incomprensibile in chi ammette la fede e l’obbedienza nella Chiesa. A meno che il Papa abbia nella comunità cristiana abbia nella comunità cristiana soltanto una funzione decorativa. Perfino un prete strampalato come Don Piero Gallo, si associa all’assessore comunale di Torino. Perché non si presenta lui pure come assessore, invece di continuare a fare il prete? Questa pure è una responsabilità necessaria e grave. Urge fede e disciplina nella Chiesa.

E chi non crede si sente pure esonerato da questi impegni.

 

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