Testamento spirituale di Giovanni Paolo II

Chi ricorda il testamento lirico e drammatico di Paolo VI si sente smarrito di fronte a questi appunti di Giovanni Paolo II che accompagnano gli esercizi spirituali nei vari anni del pontificato. Si direbbe che si tratti di note buttate in carta come il cuore gonfio di fede detta – in una sincerità a cui la morte obbliga davanti a Dio – e di aggiunte successive: si arriva almeno a otto capitoli che si ripetono, si accavallano, si precisano e si intensificano col passare del tempo. Non un testo già pronto da pubblicare, ma una serie di appunti che ribadiscono i pensieri e i sentimenti più vivi.

C’è innanzitutto l’accettazione della morte quando e come il Signore la vorrà donare: con tutte le difficoltà, con tutte le sofferenze, con tutte le umiliazioni. Pare prevedesse gli ultimi mesi della sua vita e questa accettazione è compiuta attraverso Maria: il “Totus tuus” ritorna con l’insistenza di un atteggiamento costante. Poi vi sono le raccomandazioni che papa Wojtyla rivolge a se stesso, quando invoca la “misericordia divina più grande della mia debolezza”, e il perdono a chi può aver procurato del dolore. Il “congedo da questo mondo” è una prospettiva da tenere sempre presente perché aiuta a predisporsi all’incontro definitivo con Dio.

Sembra di leggere l’incalzare di sommesse invocazioni, più che un trattato sul morire e sul risorgere: il risorgere che pure è richiamato come approdo finale del nostro destino. Si tratta di un testamento che poteva essere steso da un parroco, da un papà o da una mamma, tanto i pensieri si sono ripuliti e semplificati e tanto il papa si mette nelle braccia di Dio attraverso la Madonna.

Tra le persone che ricorda c’è don Stanislao, il cardinal Wyszynsky e il predecessore, i suoi parenti della parrocchia di Wadowice, i suoi amici e colleghi di università, i suoi compagni di lavoro come operaio, la parrocchia di Niegowi e di S. Floriano e i cardinali, i vescovi, i sacerdoti e i laici che l’hanno aiutato in svariati modi.

Per chi nei mesi scorsi era ansioso di un Concilio Vaticano III, si riscontra una frase che è da ritenere saggia: “‘in medio Ecclesiae’ … dai primi anni del servizio vescovile, grazie al Concilio, mi è stato dato di sperimentare la fraterna comunione nell’episcopato”. “Stando sulla soglia del Terzo Millennio, desidero ancora una volta esprimere gratitudine allo Spirito Santo per il grande dono del Concilio Vaticano II, al quale insieme con l’intera Chiesa – e soprattutto con l’intero episcopato – mi sento debitore. Sono convinto che ancora a lungo sarà dato alle nuove generazioni di attingere alle ricchezze che questo Concilio del XX secolo ci ha elargito”. “Dai primi anni del servizio vescovile – appunto grazie al Concilio – mi è stato dato di sperimentare … una nuova dimensione dell’’esperienza’ della Chiesa”.

L’attentato del 1981 ha confermato – se ce ne fosse stato di bisogno – in papa Wojtyla l’analisi dei tempi in cui viviamo: indicibilmente difficili e inquieti…: difficile e tesa è diventata anche la via della Chiesa, prova autentica di questi tempi, tanto per i fedeli, quanto per i pastori”. Egli non esita a parlare dell’epoca contemporanea come di un periodo di persecuzione “non inferiore a quella dei primi tempi” cristiani.

La grande informazione ha parlato di una volontà di Giovanni Paolo II di dimettersi dal servizio di Pietro al compiersi dell’anno 2000. Forse è bene leggere con attenzione un passo del testamento, tormentato ma non oscuro: “A misura che l'Anno Giubilare 2000 va avanti, di giorno in giorno si chiude dietro di noi il secolo ventesimo e si apre il secolo ventunesimo. Secondo i disegni della Provvidenza mi e' stato dato di vivere nel difficile secolo che se ne sta andando nel passato, e ora nell'anno in cui l'eta'
della mia vita giunge agli anni ottanta (‘octogesima adveniens’), bisogna domandarsi se non sia il tempo di ripetere con il biblico Simeone ‘Nunc dimittis’”. Sembra una forzatura interpretare il ‘Nunc dimittis’ come rinuncia al papato. L’insieme del documento fa capire che Giovanni Paolo II pensa all’avvicinarsi della morte.

La difficile e tesa situazione degli anni Ottanta prelude alla liberazione da precedenti tensioni: il 1989 ha portato con sé un quadro sociale cambiato. Non, tuttavia, l’approvazione di un Occidente caratterizzato dalla cultura del gradevole. Chi leggerà per intero il testamento scorgerà gli amori prevalenti del papa: la Chiesa, la sua Nazione, l’Umanità e poi i cristiani non cattolici, il rabbino di Roma, i molteplici rappresentanti delle religioni non cristiane ecc.

E poi il sepolcro nella nuda terra. Il servizio di Pietro è concluso. Inizia il cielo nuovo e la terra nuova.

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