Ieri l’altro l’Osservatore Romano ha richiamato a una certa mancanza di delicatezza della informazione che insiste nel nominare per conto proprio il successore di Giovanni Paolo II. Mancanza di delicatezza è un eufemismo che non esprime una qualche volgarità e perfino una disinvoltura che rasenta il macabro. E’ lo scatenarsi di fantasie che vogliono apparire come giustificate da sforzi seriosi che uniscono e interpretano quelle che si assicurano essere le ragioni contenute già nel Concistoro attuale. Spesso è semplicemente il giocare d’azzardo, tanto per attirare l’attenzione su un problema che interessa molti non solo tra i fedeli.

Non posso che essere d’accordo con l’organo di comunicazione del Vaticano. Per almeno tre motivi.

  1. I fedeli sanno che, quando i cardinali si radunano per il conclave, lo Spirito Santo li guida con la sua soave, invisibile e vigorosa azione. Coloro che hanno il dono di un minimo di fede sanno che non corrispondono pienamente alla realtà tutte le mire, le ambizioni e i giochi di potere che si pensa di attribuire ai grandi elettori. Accanto a qualche vago desiderio, oggi, sembra di dover annotare che, se uno punta a diventar papa, ha bisogno di una accurata visita psicologica, se non proprio psichiatrica. Sono passati i tempi del papato come onore e come grandezza politica.
  2. Anche da un punto di vista semplicemente umano, non si fatica ad accorgersi che molti esercizi di previsione sono del tutto casuali. Non è agevole interpretare gli orientamenti di più di centotrenta uomini che giungono da regioni disparatissime e da chiese diversissime. Del resto – a parte papa Montini -, si è visto quanto si sono avverate le divinazioni della informazione soprattutto italiana. Chi prevedeva l’elezione di Giovanni XXIII, di Giovanni Paolo I e di Giovanni Paolo II? Tanto vale attendere, senza troppo strologare.
  3. Di nuovo da un punto di vista umano, molti degli stessi giornalisti sanno benissimo che una sorta di gioco al toto-papa è,  appunto, un gioco: un gioco che magari stimola la curiosità dei fruitori dell’informazione. I quali, tuttavia, sanno abbastanza distinguere tra fatti avvenuti ed eventi futuri. E si stancano.

Credo che, per rispetto alla realtà grandiosa – e misteriosa – della Chiesa, sia meglio un silenzio pensoso. Magari orante. Intanto aiutiamo il papa che c’è, senza troppo contristarlo.

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