Omelia nella Messa della Notte di Natale

Como, Cattedrale, 25 dicembre 1996

 

Siamo in tanti. Ma permettimi che mi rivolga a Te singolarmente così che Tu abbia a rispondere nel segreto della Tua coscienza e di fronte al Mistero di Dio.

Alla fine, perché sei qui?

Mi risponderai che Ti ha trascinato in Chiesa una tradizione che vuole così: a Natale, magari a Pasqua, ai Santi e alla Madonna Assunta, si deve andare ad assi­stere alla Messa.

Ma perché questa tradizione? Davvero essa è tanto vuota e immotivata, da consentirTi di guardare le cose da lontano e di traiti fuori, quasi fossi un estraneo qui dentro?

Mi risponderai: ha insistito mia madre, dal momento che i vecchi si sono sem­pre recati alla Messa di mezzanotte.

Ma Tua madre e i vecchi, perché praticavano questa costumanza? Soltanto per un gioco che rimanda all’indietro fino a perdersi nella nebbia dei tempi, o un mo­tivo c’era? E quale motivo?

Mi dirai che sei qui stassera col fermo proposito di non venire alla Messa se non nelle grandi occasioni, saltando a piè pari il precetto che Ti chiede di santificare la festa anche con la partecipazione all’Eucaristia.

E perché questa scelta a metà o anche meno, questa decisione minimale per cui accetti in parte la Chiesa e in parte no?

Mi obietterai che la Chiesa Ti ha deluso.

Sii sincero: chi conosci esattamente della Chiesa? Non puoi pensare che anche persone semplici - persone autenticamente sante - vivono oggi accanto a Te, e la loro esistenza non si spiega senza la fede?

Sussurrerai che, però, la Chiesa è una potenza che domina le coscienze.

Non Ti rendi conto di ripetere uno stereotipo che, forse, aveva una sua giustifi­cazione decenni o secoli fa, ma che oggi si scontra con una Chiesa povera e, tutta­via, protesa ad annunciare la Novità sconvolgente del Vangelo?

Mi replicherai d’aver incontrato un prete che Ti ha fatto del male o che Ti ha trattato con disinvoltura.

Ma quanti preti conosci? Non ne basta uno santo per creare un problema inspiegabile senza ricorrere alla grazia del Signore?

Mi rivelerai che, oggi, interessarsi di religione è fuori moda.

Già. E Tu metti il problema della salvezza eterna in termini di moda o no? E davvero l’interessarsi di religione è fuori moda?

Mi confiderai che con Cristo Te la intendi direttamente, ma non accetti la me­diazione ostacolante della Chiesa.

E se la Chiesa, invece di essere una mediazione opaca e inibente, fosse sempli­cemente il modo con cui Cristo si rende presente oggi, nella debolezza dei membri del cristianesimo e nel fulgore di vite riuscite?

Mi ribatterai che nemmeno Gesù Cristo Ti convince: accetteresTi Dio, ma senza un Rivelatore e un Salvatore che fosse uomo.

Già. Decidi Tu il modo in cui Dio deve rendersi presente e conoscibile a Te? Questo non è già un modo in cui Ti sbarazzi anche di Dio?

Spossato, forse, riconoscerai che Dio Ti disturba, Ti mette a disagio, Ti schiac­cia, Ti sopprime nella Tua umanità.

Qui devo dirTi che questo di cui stai parlando non è il Dio cristiano, il quale, invece, si è manifestato come il Dio che ci libera dal giogo del male, che ci mani­festa la Sua tenerezza in un Bimbo: Gesù di Nazareth: esattamente in Gesù di Nazareth si offre il Dio che ama gli uomini: ama anche Te; vuole salvarTi dai peccati e offrirTi un’esistenza nuova.

Messo alle corde con i Tuoi poveri e comprensibili slogan, Ti opporrai, affer­mando che, se accetti il Dio che assume forma umana, muore e risorge e vive nella Chiesa, allora devi inginocchiarTi, piangere i Tuoi peccati e rinnovare la vita. E, invece, vuoi essere Tu a decidere ciò che è vero e ciò che è falso, ciò che è bene e ciò che è male.

Questo è il primo e più grande peccato: quello che nemmeno Dio può perdona­re, se Tu non Ti apri ad accettare una misericordia senza limiti, che è fonte di gioia incomparabile.

Come “extrema ratio” per mantenere le Tue posizioni agnostiche e sprezzanti o noncuranti, ricorrerai aH’ultima obiezione: mi bisbiglierai quasi con un filo di voce che, però, Tu non avverTi il bisogno di Dio.

Davvero non avverTi questa esigenza di Assoluto, o tenti di dimenticarla nel frastuono di una vita rumorosa e senza scopo? Precisami con lealtà: non senti il bisogno di Dio, o Ti sforzi di non sentirLo? E riesci in questa impresa? Non rimane un angolo d’animo che freme, che vibra, che urla, perché vuole l’Assoluto e non altro?

Forse è più semplice arrenderTi e ammettere che senza la dilezione di Dio non riesci più a conoscere e a raggiungere - o a ricevere - la felicità Non riesci più a tacitare la coscienza che Ti tortura e si impenna e quasi Ti costringe ad ammettere che Ti manca la gioia recata da un Bimbo che nasce stanotte a Betlemme. Un Dio fatto Uomo che Ti chiede di rovesciare l’esistenza come un guanto. Ma poi...

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