Pacs, matrimoni per finta e per interesse

 

Siamo alla vigilia di una revisione profonda della famiglia. Il 9 febbraio verrebbe presentato al Consiglio dei Ministri un disegno di legge elaborato dalla signorina consacrata Rosy Bindi e dalla signora Pollastrini. Tale progetto riconoscerebbe valore civile anche alla convivenza di due persone che non intendono sposarsi o addirittura sono del medesimo sesso. Il tentativo è di far passare questa istituzione come una sorta di famiglia, contravvenendo palesemente all’art. 29 della Costituzione italiana.

Sarebbe anche troppo facile esprimere la difficoltà che incontrano due sposi del medesimo sesso a formare una famiglia. O se non esprimono la loro convivenza anche in chiave sessuale: una ditta non potrebbe essere un pacs? Ma c’è dell’altro: tale coniugio verrebbe registrato civilmente, facendo propri i diritti degli sposi, e tralasciandone i doveri. I due potrebbero unirsi e separarsi a piacere e a capriccio. Ci si può chiedere perché mai non si arrivi direttamente al “libero amore”. Così questo diritto di libertà delle persone sarebbe riconosciuto radicalmente. Perché, allora, pretendere la registrazione ufficiale in appositi registri civili?

La pretesa di legalizzazione dei pacs – detto fuori dai denti – è un trucco. Alla morte di uno degli pseudoconiugi potrebbe essere riconosciuta la reversibilità della pensione. Nel testamento, la “legittima” andrebbe al/la sopravvissuto/a, senza ulteriori formalità. L’affitto di un appartamento continuerebbe a chi rimane in vita. Ci sarebbe una priorità di occupazione di case popolari in affitto rispetto ai singles. Uno pseudoconiuge immigrato avrebbe facilitazioni per il riconoscimento legale di italianità ecc.

Perché queste osservazioni non escono quasi mai nelle discussioni sui pacs?

Si badi: la riflessione è svolta su principi di convivenza sociale laica, agnostica, relativistica, senza scomodare il cristianesimo. Il quale è convinto – e la storia lo dimostra – che il matrimonio – soprattutto quello religioso – crea una società ordinata, pacifica e costruttiva. Con la perdita della fede, si va verso la corruzione della società e della cultura occidentali, con la leggerezza di chi si abbandona a una tornata di “liscio” in una festa di paese sbracata. “Moritur et ridet” questa nostra civiltà: sta crepando e si sganascia dalle risate.

 

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