La Liturgia romana cambia ancora

Qualche esempio. Nel Padre nostro, redatto da Matteo, non si chiederà più di “non ci indurre in tentazione”, ma “ di non abbandonarci alla tentazione”. Mammona, che è la dizione della ricchezza ingiusta e idolatrata verrà sostituita con il termine più comprensibile “ricchezza”. Il saluto alla Madonna non inizia con “Ave, Maria” , ma con “Rallegrati, o piena di grazia”. “L’orgia dei bontemponi” ( nel Libro del profeta Amos) diventa “ l’orgia dei dissoluti”. “Nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo” viene cambiata con “ noi siamo chiamati ad arrivare per essere realmente adulti nella fede”. Eccetera. Le correzioni apportate nell’ultima edizione che è stata rivista dal 1988 al 2000 a opera di una commissione composta da biblisti, musicisti, liturgisti ed esperti per rivedere il testo ha cercato di stabilire una continuità e una uniformità del vocabolario e si è sforzata di evitare forme arcaiche, adeguandosi al lessico della cultura contemporanea. Il testo potrà essere usato a partire dalla prima domenica di Avvento ( 2 dicembre di quest’anno) e diventerà obbligatorio dalla prima domenica di Avvento del 2010.

Il risultato di questo lavoro è contenuto in tre volumi che arriveranno nelle librerie tra una decina di giorni al costo complessivo di 150 euro e per una tiratura iniziale di 30.000 copie.

Bisognerà essere attenti alle novità apportate al testo biblico, almeno per i prossimi mesi: lo Spirito Santo non sarà più detto “Consolatore”, ma tornerà a essere “Paraclito”; nel racconto della Passione il termine “ladrone”, rimarrà al posto di “brigante”. E chi ha voglia si documenti direttamente. Si accorgerà che grandi cambiamenti non sono avvenuti.

Ci si chiede se era davvero necessario rimaneggiare la traduzione che ci era stata messa tra le mani finora, da quando eravamo ragazzi. Tanto più che non si trattava di una sorta di charada da risolvere con la Settimana enigmistica a lato e con l’ultima edizione del Devoto Oli, magari con una appendice di termini desueti.

E’ prevedibile una obiezione che sarà mossa dalla gente più semplice. La quale si chiederà magari se i competenti letterati, liturgisti, musicisti ecc. in questi ultimi tempi recitavano le preghiere del mattino e della sera. Non si sorrida come di fronte a una battuta. Il fatto è che quando delle formule, soprattutto di orazioni, vanno a mente nei primi anni della vita, si scolpiscono nella memoria al punto che diventa difficilissimo correggere ciò che si sa.

Si aggiunga che ormai è una litania il susseguirsi di critiche che i credenti non acculturati muovono alla Liturgia. Hanno anche altro da fare, oltre che imparare le formule e mandare a memoria dei canti sacri. Si aggiunga che il continuo cambiamento in questo settore è forse compiuto più per suscitare mal di testa, che per scaldare il cuore, il quale non ha bisogno di essere sottoposto a una correzione come un tema di seconda media.

Ubbidiamo anche questa volta. Ma, per favore: non costringeteci a prendere tra mano un libretto nuovo per ogni ciclo liturgico. Oltretutto bisogna riconoscere che le spese per la liturgia non vengono tolte a ogni stormir di fronda. Diverso è il caso per le tipografie e le librerie.

 

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