Una predica tra scandalo e sbadigli

Prendo come esempio una predica tra molte: una predica tenuta ieri l’altro nella chiesa forse più scic di Milano, San Carlo al Corso, al pubblico forse più scic che informato, in generale. Messa della prima domenica di avvento ambrosiano, ore 10; omelia recitata dal frate “servita” Francesco Rigobello.

Per fortuna l’andazzo sta cambiando: l’andazzo secondo cui molti predicatori di solito copiavano da riviste d’avanguardia e declamavano sciocchezze madornali dal pulpito. Rigobello, dunque. Sta parlando dei segni che precedono il ritorno di Cristo alla fine dei tempi. Sembra che il vangelo non sia ancora stato scritto e sia tutto da inventare. Macché guerre e terremoti, macché violenze e avvenimenti spaventosi prima della fine dei tempi, quando Cristo ritornerà. Tutta roba inventata dagli evangelisti per tener buona la gente spaventata con chissà quali previsioni infauste. E già qui non riesco a capire come non si tenga buona la gente proprio tacendo di queste previsioni paurose. Ma non si cerchi la logica nella omelia del padre servita.

Il quale cambia parole e riti della messa secondo l’estro del momento.

Il pubblico è formato da fedeli di sessanta–settanta anni. Non ha più molto tempo né soverchia voglia di peccare. L’apice del conformismo anticonformista si ha, però, nella predica. Dove i maggiori assassini della storia sembrano essere i cristiani, poiché alcuni di essi approvano la pena di morte e guidano spericolatamente per strada. Molti ascoltatori non guidano più. Ma che importa? “Parliamo tanto dell’aborto e ci scandalizziamo - rimbomba la voce del predicatore -, ma poi non abbiamo alcun rispetto per la vita dell’uomo”. “Ci scandalizziamo se vediamo che una donna viene lapidata, ma poi sulla sedia elettrica siamo d’accordo: chissà se tra i fedeli c’è qualcuno che ha acceso l’interruttore o ha iniettato un veleno per la pena di morte”.

Altro svolazzo: i preti dovrebbero lavorare come l’apostolo Paolo, e pure sposarsi, se lo vogliono. E i frati, no? E perché non permettere loro anche il divorzio e la poligamia? Per non parlare di quella scemenza che sarebbe l’enciclica Humanae vitae. Ciascuno si comporti in campo sessuale come gli garba.

L’apice del cedimento alla moda, il frate lo dà quando nega l’esistenza dell’inferno, vista la bontà di Dio. Che tutta l’umanità sia chiamata alla salvezza è un conto: è parola di Dio; ma che l’inferno sia vuoto, è una scialba fantasia di chi vuol vendere un cristianesimo senza impegno. Sì, perché se non vi è la possibilità di dannarsi liberamente da parte dell’uomo, verrebbe cancellata completamente la sua libertà e la sua responsabilità. C’è dell’altro nella predica, ma basta quanto si è richiamato. Dov’è finita la verità del vangelo? A chi appartiene l’infallibilità del papa? A padre Rigobello?

I fedeli escono di chiesa con le idee più confuse di quelle che avevano quando sono entrati. S. Paolo, senza tante storie, afferma ai Galati: “Se qualcuno vi predica un Vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema (cioè scomunicato)”.

Dovremo sopportare ancora per molto questi predicatori vecchi bacucchi che gargarizzano scemenze ciclopiche, dal punto di vista della fede, con l’aria di chi sta raccontando novità sconvolgenti? E se fosse proprio il Vangelo la novità? Diverse sono le cose per chi non crede.

 

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