La guerra risparmi almeno i bambini

Le notizie dei sessanta morti uccisi a Cana da razzi potentissimi delle forze armate di parte israeliana ieri l’altro, sembrano sicure e quasi complete. Hanno sparato le forze armate di Israele. Almeno trentasette tra le vittime erano bambini e, tra questi, quindici disabili fisici o psichici. Dopo di che, proteste e minacce di ritorsioni a non finire. Accuse generalizzate all’Occidente. Predisposizione a risposte assai più gravi dei danni ricevuti.

Notizie sicure e quasi complete. Quasi sicure anche, poiché diverse fonti di informazione parlano di razzi partiti dalla scuola degli arabi. E allora, di chi è la colpa? E se i servizi di difesa israeliani hanno avvisato la gente di spostarsi dal luogo che sarebbe stato colpito, perché le gente non si è mossa?

Come si vede non tutto è chiaro, se non per chi ha già deciso da che parte stia il torto e da che parte la ragione. Mentre si è in guerra, e probabilmente bisognerebbe pensare alle vittime prima ancora che ai colpevoli. I morti non hanno né colore né mire politiche. Sono morti e vanno affidati al Signore, pregandolo perché perdonagli uccisori, chiunque siano.

In una confusione e in una esacerbazione come quella che stiamo sperimentando, è difficile persino commuoversi ancora pure davanti a bimbi innocenti che si vedono troncata la vita per colpe che nono hanno compiuto e che neppure conoscono.

Forse bisognerebbe riacquistare il senso dell’orrore e della indignazione. Non solo moltiplicando i balletti diplomatici dove si annega in un gorgo di parole e si lasciano le cose come erano. Si impone la responsabilità di chi valuta lucidamente le situazioni di violenza e assume le proprie responsabilità. Pregando e agendo perché la pace tanto invocata a vuoto divenga realtà a motivo dell’impegno di tutti.

Quanto poi i bambini uccisi “gratuitamente”, bisognerebbe riflettere su una frase del Vangelo che può essere interpretata anche così: “Guai a chi farà del male a uno di questi piccoli: meglio sarebbe se si legasse una macina da mulino al collo e si gettasse nel mare”. Le pensano queste cose i responsabili della guerra? E non si attutisca la graffiante chiarezza del Vangelo dicendo che, dopo tutto, faccende simili capitano assai di frequente oggi. Dobbiamo buttare a mare le macine da mulino senza legare nessuno per il collo? Oppure tali macine andrebbero moltiplicate quante sono le nefandezze che si compiono specialmente nei confronti dei bambini?

Certo, non basta un richiamo morale per rimettere la storia sulla strada di Dio. Ma la morale esiste pure e si erge come condanna a chi sgarra dalla strada di Dio.

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