Una delibera regionale della Campania autorizza i dirigenti scolastici a utilizzare quei giorni che ogni istituto può gestire autonomamente “per favorire l’integrazione etnica e religiosa”. Così, se in una scuola vi sono molti alunni musulmani, si potrà celebrare a suo tempo il Ramadam, se vi sono molti ebrei, si potrà festeggiare la loro Pasqua nel giorno esatto, se vi sono molti cinesi si potrà fare vacanza il loro Capodanno e così via. Fino a solennizzare eventi buddistici, induistici, schintoistici, confuciani, animalistici nel tempo assegnato. Non si riesce a capire perché gli atei non debbano avere la loro festa del niente, né come vengano protetti i laicisti che non professano nemmeno l’ateismo. La festa del tutto, per esempio. Si rischia in tal modo di discriminare gli alunni, ma tant’è: gli alunni sono già discriminati almeno a casa loro. Del resto, la Francia con la legge dell’eliminazione dei segni religiosi – almeno quelli vistosi – nella scuola ha già surrettiziamente imposto un ateismo di Stato.

         Obiezione: come favorire l’integrazione religiosa, se si distanziano le aule e si impedisce agli alunni di incontrarsi nella dimensione religiosa? O si tende a che gli alunni si accordino di volta in volta con le molte proposte sacrali di turno?

         Forse la soluzione più limpida e agevole, quando l’interculturalità sarà più diffusa, potrà essere la tanto aborrita pluralità di scuola libera. Non per reprimere la realtà del pluralismo, ma per consentire agli scolari un incontrarsi libero e giocoso nei luoghi di sport, di divertimento, di apprendimento extrascolastico ecc. Non si abbia paura: molte religioni sono meno peggio, quanto a moralità e a mentalità, di certo individualismo relativistico e gaudente.

         Forse bisogna aprire un ventaglio abbastanza ampio di proposte, se si pensa anche a certo ecologismo quasi religiosizzato, a certo animalismo nordoccidentale ecc. Si farà ciò che si potrà. Senza ridurre l’insegnamento della scuola alle modalità e alle tecniche di comunicazione e di guadagno, evitando la proposta di qualsiasi componente veritativa ed etica. Libertà, che diamine. Per farne cosa?

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