Ricevo una lettera arcigna di rimprovero. Mi si accusa, in tema di guerra irachena, di aver amputato il pensiero del Papa quando questi si è schierato contro Bush al momento della decisione di intervenire con le armi.
       E' vero: domenica scorsa ho citato su queste colonne Giovanni Paolo II che nel discorso del 25 marzo, il primo dopo l'inizio del conflitto, sembrava quasi approvare senza riserve le manifestazioni pacifistiche, tranne che per una lieve aggiunta correttiva: «Fatta salva - diceva il Sommo Pontefice - la liceità della difesa contro un aggressore». E aggiungeva: «Lo sforzo delle diverse religioni per sostenere la ricerca della pace è motivo di conforto e di speranza. Nella nostra prospettiva di fede, la pace, pur frutto di accordi politici e intese tra individui e popoli, è dono di Dio, che va invocato insistentemente con la preghiera e la penitenza. Senza la conversione del cuore non c'è pace. Alla pace non si arriva se non attraverso l'amore».
       Si tratta di una linea di azione che non ha molto di politica schierata su un fronte contro l'altro. Si tratta del discorso che Giovanni Paolo II va tenendo, coerentissimamente, da mesi. Non senza ragione, se alle motivazioni di fede si aggiunge la preoccupazione di non intraprendere una guerra in nome della religione e di bloccare qualsiasi dialogo interreligioso per il futuro.
       No. Il lettore censore mi redarguisce perché non ho riportato l'altra frase detta in prossimità dello scoppio del conflitto il 18 marzo, e cioè: «Chi decide che sono esauriti tutti i mezzi pacifici che il diritto internazionale mette a disposizione, si assume una grave responsabilità di fronte a Dio, alla sua coscienza e alla storia». Dove è facilissimo pensare che si stanno richiamando gli americani a una sorta di giudizio universale. Questo bisognava dire nella citazione.
       Il solo difetto di tale pretesa di citazione è che questultima frase il Papa non l'ha mai pronunciata. E l'esegesi forse non del tutto congrua e controllata del portavoce della sala stampa vaticana Joaquin Navarro Valls.
       In Espresso On Line trovo una documentazione accurata di Sandro Magister che riferisce di una saggia correzione di rotta portata dal cardinal Tucci. Riferisce anche di due esempi di interpretazione sbilenca delle mai dette parole di Giovanni Paolo II: quelle che il lettore ostile non mi perdona d'aver tacitato. E che, devo mettere in bocca al Papa frasi virtuali?
       Due esempi di commento lucidamente e pressoché esclusivamente antiamericano. L'uno è di Enzo Bianchi, il notissimo priore del monastero di Bose, su La Stampa del 27 marzo: Enzo Bianchi, una sorta di padre spirituale anche per molti cattolici: un padre spirituale che, però, forse non ha in modo perspicuo la dote del rispetto del magistero ecclesiale e della lettura completa e sintetica delle situazioni politiche.
       (Meglio lasciarle ai competenti). L'altro commento strabico - pur con soavi clausole di sicurezza - è di Bruno Forte, famosissimo teologo forse non troppo versato in interpretazioni politiche, pubblicato su Il Mattino del 20 marzo.
       Spiace non mostrare soggezione verso uomini tanto stimati e venerati. Ma il cattolicesimo permette un solo culto della personalità: Gesù Cristo. Il resto è strumentale. Specie quando segue l'onda della pubblica opinione.

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