Strana situazione, la nostra di uomini. Viviamo legati a meschinità deludenti, e tuttavia celiamo nell’intimo una inesprimibile aspirazione all’Infinito: ma ad un Infinito che ci raggiunga, che ci si metta al fianco, che diventi come noi, per renderci sopportabile l’esistenza e consentirci di superarla in una comunione che leghi il desiderio e il compimento, la domanda e la risposta, il Tutto e il nulla.
Non finiremo mai di stupirci di fronte al mistero del Verbo che si fa carne.
Ed il motivo di stupore sta proprio qui: nel «come noi».
Eppure è Dio. Dio che ci si è fatto collega d’ufficio, compagno di stabilimento, vicino di corsia, il signore dell’appartamento accanto, o dentro la nostra casa...
Dio diviene uomo perché l’uomo possa diventare Dio.
Una vocazione stupenda.
Carissimi, è Natale. L’Incarnazione non è un sogno.
E nemmeno un ideale. No, è una realtà che porta il Cielo sin dentro la nostra povera terra.
Buon Natale. Ancora una volta l’augurio diventa benedizione.