Carissimo/a, riprendi la scuola nel tratto che ti vuole in qualche modo autonomo e responsabile e che ti prepara all'Università e al lavoro. Prevedo che fin dai primi giorni sarai invitato a partecipare a qualche manifestazione contro. Tali manifestazioni sono state accuratamente predisposte da coalunni, ma soprattutto da professionisti: cerca bene e troverai qualche fuori corso c/o qualche membro di centro sociale a menare le danze.
       Prima di lasciarti intruppare - è anche gratificante sfilare per le vie della città agitando cartelli e striscioni e scandendo slogan, meglio se spiritosi e a rima baciata - dovresti esigere che ti spieghino con chiarezza quali siano i fini da raggiungere mediante le proteste rivendicative. Potresti scoprire che marci e urli contro i prezzi dei libri di testo, contro il predominio americano nel mondo, contro la disposizione degli orari scolastici, contro la globalizzazione economica e culturale, contro la metodologia didattica in uso, contro la politica ecologica del governo, contro le tasse, contro il quarto postulato di Euclide, contro la negazione del principio di non contraddizione eccetera. Così che non puoi esonerarti dal partecipare alla protesta. Ma al tempo stesso non puoi condividere tutte te mete. Che fare? Tanto più che, spesso, lo scopo vero non è dichiarato.
       Poi dovresti assicurarti che non si usi violenza e non si compiano atti vandalici. Rompere le vetrine e rubarne gli oggetti esposti non diviene gesto eroico soltanto perché si è in molti a compierlo e si ha il volto nascosto da un passamontagna. Asserire che si tratta di un esproprio proletario non cambia le cose. E danneggiamento e furto, sleale anche, per via di una certa impunità che ci si vuole assicurare. Così si dica per la rottura di crani, fossero pure di poliziotti e carabinieri. Fratelli loro pure. Eccetera.
       Poi ancora - o prima - dovresti non accontentarti di mezzi messaggi per metterti in fila e bloccare il traffico. Per esempio: ti diranno che il sovvenzionamento delle scuole non statali ma a servizio pubblico va a detrimento della scuola di Stato, mentre il governo vuole riabilitare soprattutto queste ultime senza dimenticare le prime. O si ha paura di qualche concorrenza? O non ci si rassegna a spendere di meno? O si vogliono lasciare gli istituti migliori ai ricchi - i quali peraltro oggi preferiscono andare all'estero-, proibendo ai poveri - anche a te - di accedervi? O si desidera un monopolio culturale statalista che sa molto di Ventennio o di marxismo reale?
       Mi rendo conto: è anche eccitante organizzare una bigiata oceanica per sentirsi creatori di storia. Fosse così semplice. La questione è che ogni allentamento nello studio crea in te, in proporzione diretta, la sicumera dell'ignoranza. E nessuno assicura che tu sappia con precisione le informazioni e i procedimenti logici che ti saranno utili nella vita. Non solo in vista del lavoro, ma anche in vista della ricerca di senso nel lavoro. Non riesco a capire perché un idraulico o un aiuto di bottega non debba essere messo nella condizione di gustare Dante, Bach, Rouait o Michelangelo architetto.
       Cambi la convivenza civile accettandone le regole giuste e cercando di cambiarle dall'interno. Rischi perfino di protestare, nelle piazze e per le strade, contro te stesso.
       Lasciami esprimere paradossalmente: preferisco i manifestanti un poco sbracati alle gatte morte che non partecipano alla contestazione perché hanno già tutto a portata di mano, sentono la puzza sotto il naso e non condividono niente con nessuno. Mezze cartucce. Flop. Odiosi dandy. Inconcludenti. Parassiti. Fortunati magari, ma vigliaccuzzi.

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