Povero Giovanni XXIII. Oh, non perché stia male; sta benissimo, Beato come lo dichiarò Giovanni Paolo II. Il fatto è che il «Papa buono» per decenni ebbe biografi e interpreti i quali lo caricaturarono. Cito quasi a caso: Zizola, Balducci, Turoldo, La Valle, Masina, Gozzini eccetera. Spiace far nomi anche di morti, ma non si svela nessun segreto; e poi non si giudica la coscienza di nessuno. Un'operazione ideologica in piena regola. Così il Roncalli del Sessantotto apparve un Pontefice poco preoccupato della dottrina della fede, smanioso di perdere il primato petrino confondendosi con i vescovi quasi in un girotondo senza perno, aperto a qualsiasi insensatezza pastorale, antesignano di un accordo tra Gesù Cristo e il comunismo e si potrebbe continuare nella delineazione dei tratti fisionomici di fantasia. Insomma, un bonaccione disinvolto, un contadino furbo, un fine diplomatico attento alla luna e alle carezze da fare ai bimbi, smanioso di sbaraccare la Curia romana e di azzardare le novità più strampalate in fatto di presenza della Chiesa nel mondo.
       Se Dio vuole, ieri in piazza San Pietro il popolo genuino e schietto si è riappropriato il Giovanni XXIII della storia e della fede, senza soverchi esegeti: quello che si staglia dalle pagine del «Giornale dell'anima», per esempio; quello della religiosità più vagliata e sicura - rosario e giaculatorie comprese -; quello degli studi sulle visite pastorali di san Carlo; quello del divertito recupero del camauro, il buffo copricapo dei papi rinascimentali; quello della costituzione disciplinare che imponeva l'uso del latino per l'insegnamento nelle facoltà teologiche; quello del tradizionalissimo sinodo della diocesi di Roma e così via. Tolte le ragnatele interpretative manipolanti, la gente riscopre anche la luna, le carezze ai bimbi, la visita alle carceri e agli ospedali eccetera.
       Circa la premura per la purezza della fede da rendere sempre più incisiva per la mentalità del suo tempo, Papa Roncalli esigeva nientedimeno che una «serena e tranquilla adesione a tutto l'insegnamento della Chiesa nel la sua interezza e precisione». Dopodiché, si cerchi una spiegazione al pullulare di ipotesi teologiche bizzarre, talvolta perfino in contrasto con il magistero ecclesiale.
       Circa la consapevolezza del ruolo di successore di Pietro, Giovanni XXIII ha usato addirittura la vecchia locuzione «Chiesa docente» per qualificare sé e i padri conciliari, ma non ha mai rinunciato né attenuato la rilevanza della responsabilità primaziale del papato: si è espresso candidamente con il plurale maiestatico per indire e inaugurare il Concilio Vaticano II e non ha esitato a chiamare Roma il «centro della cristianità». Tale Concilio, poi, provvidenziale, sembrava fosse da Papa Roncalli immaginato come un'assise che sarebbe durata forse poche settimane: lettura degli schemi preparati, approvazione, una bella cerimonia conclusiva, la benedizione e tutti a casa giulivi e zelanti. E invece.
       Leggi canoniche disattese in nome di non si sa bene quale libertà dello Spirito? Basti un caso per tutti. La legge del celibato sacerdotale. Quando un religioso onusto di dottrina e di prestigio emise su una rivista scientifica l'ipotesi di preti sposati nella Chiesa occidentale, il «Papa buono» diede ordine che il frate si trasferisse da Roma dove insegnava a settecento chilometri di distanza entro due giorni, e tacesse per qualche tempo: pregasse e studiasse.
       E' dura a morire, in certi circoli cattolici di profeti-reduci, la leggenda secondo cui Giovanni XXIII sarebbe stato all'origine di quel pateracchio cultural-politico durato anche troppo a lungo e denominato «compromesso storico» tra il cattolicesimo e il marxismo. F si sa di quale solidità diede prova il marxismo: almeno quello «reale». Quando ci si atteggia a vati. Ebbene, a tale proposito Papa Roncalli il 25 marzo 1959 riconfermò il decreto del Santo Uffizio del primo luglio 1949 proibendo ai credenti di votare per i comunisti e i loro sostenitori. Ovvio: i comunisti di allora. E adesso? Ignoro. Perché storici che vorrebbero essere presi con serietà nascondono questi fatti? Né si fantastichi di un Giovanni XXIII liberale, liberista e libertario. Basta riprendere tra mano le encicliche Mater et Magistra del 1961 e Pacem in Terris del 1963.
       Molti intellettuali - da non confondere con gli intelligenti - devono ancora fare opera di disincrostazione per giungere alla figura vera di Papa Roncalli: un fedele e un Papa sereno, chiaroveggente, coraggioso, soprattutto abbandonato al suo Signore e proteso a volere bene alla gente. I credenti più limpidi e docili allo Spirito e critici della criticità del Vangelo avevano già capito il suo stemma: «Obbedienza e pace».
       A proposito: occorrerebbe riscattare dall'ambiguità con cui spesso è interpretata la ripetutissima frase: bisogna badare a ciò che unisce e non a ciò che divide. Giovanni XXIII non ragionava a metri o a chili.
       L'ostensione della salma ieri ha ricordato forse anche a qualche neopagano di oggi il fascino di una soave visita di Dio. Soave e inquietante.
       Il Beato Giovanni XXIII sorrida e preghi anche per i suoi storici con i paraocchi, oltre che per noi, devoti non troppo contorti e prevenuti.

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