Omelia nella Messa della Notte di Natale

Como, Cattedrale, 25 dicembre 1994

 

Siamo raccolti nella notte. Occorre saper ascoltare il silenzio del buio che viene illuminato e lacerato dalla Parola di Dio - dal Verbo che si fa carne.

Dio è uno di noi. Egli, “consigliere ammirabile, Dio potente... principe della pace”, è diventato uomo, nascendo a Betlem, e “ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone”.

Occorrerebbe sostare a lungo per prender coscienza e avvertire il cuore che vi­bra di fronte a questo dono che Dio fa di se stesso nel Figlio diventato uno di noi e nostro Salvatore.

Allora si intuirebbbe che non è più possibile continuare a vivere trascinando resi­stenza nella superficialità, nella banalità e - diciamo pure la parola - nel peccato. Gli angeli annunciano anche a noi la “gloria a Dio nel più alto dei cieli” e la “pace in terra agli uomini che egli ama”. Ma occorre non avere il sussiego, lo sprezzo e l’avidità di chi non fa posto nell’albergo. Occorre che ci si liberi dai condizionamenti ambientali che ci piallano l’intelligenza e ci imbarbariscono l’animo, per lasciare che sia il Signore Gesù bimbo, morto e risorto e presente, a illuminarci l’intelli­genza con la fede e il cuore con la dilezione che egli ha avuto per noi.

Concretamente. Applicando a noi. Il Signore viene per renderci uomini nella verità e nell’amore. Si esige che abbiamo a rispondergli con la confessione fre­quente, con la Messa festiva, con le orazioni quotidiane, con la purezza del cuore e del corpo, con la carità verso gli altri anche e soprattutto verso i più poveri, e addirittura i nemici -, con il dominio delle passioni malsane che ribollono in noi, con l’impegno per una società nuova, più libera e giusta.

 

La Messa di Natale non è una costumanza sentimentale e un po’ svenevole. E’ l’espressione di una grazia che si riceve e di un impegno che si assume a cambiar vita per essere migliori non lungo un giorno, ma lungo tutta resistenza, riprenden­do dopo ogni fragilità o cattiveria, fino a quando Cristo verrà disvelato nella morte di ciascuno e nel concludersi della storia.

Auguri di buon Natale. Lo scoprire la pace interiore. Il gustare la gioia della famiglia. Il promettere una fede nuova e una pratica religiosa costante. Perché si riprenda il compito della coerenza cristiana da sperimentare e da esprimere in ogni pensiero e in ogni gesto.

Buon Natale è quanto dire: buona conversione.

Instagram
Powered by OrdaSoft!