Omelia nella Messa della Notte di Natale
Como, Cattedrale, 25 dicembre 1991
Ancora una volta, siamo numerosissimi a questa Messa di Mezzanotte.
Perché il Natale ci attrae tanto seduttivamente? Perché ci sospinge a un atto religioso anche se non siamo di solito praticanti? anche se, passata l’occasione, siamo convinti di lasciarci di nuovo trascinare da una vita rumorosa, affannosa, triste e insignificante?
1. Il messaggio del Natale è una novità sconcertante.
Si direbbe che Dio non riesce a rimanere solo nella sua gloria infinita ed eterna.
Ci crea e ci vuole suoi amici. E, quando noi lo tradiamo, non ci lascia nella nostra disperazione.
Viene tra noi nel suo Verbo fatto uomo. Nasce e vive in una povertà sconsolante e in un silenzio nascosto. Poi predica il Regno e si consegna alla morte liberamente per la nostra salvezza: per liberarci dal peccato e donarci la sua grazia.
2. Gesù Bambino non è una fiaba un po’ dolciastra. Non è neppure un elemento di una scena familiare e un po’ folcloristica.
Gesù Bambino è il Figlio di Dio onnipotente che giunge tra noi. Fa nascere i fiori, accompagna ogni fiocco di neve che scende e muove le stelle. È colui che ci giudicherà, risorto dopo la croce, nel momento della nostra morte e al concludersi del tempo: colui al quale dobbiamo rendere conto di ogni gesto e di ogni pensiero; colui che vince le forze del male e della colpa.
Non a caso Isaia dice che sulle spalle di questo infante “è il segno della sua sovranità ed è chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente”. Il poeta, a suo modo afferma di questo neonato: “Le avverse forze tremano/al muover del suo ciglio”.
3. Al tempo stesso, però, il poeta aggiunge subito: “All’uom la mano ei porge/che si ravviva e sorge/oltre l’antico onor”.
Gesù viene nel nostro povero mondo sfatto per manifestarci la benevolenza di Dio, ‘‘apportatrice di salvezza per tutti gli uomini... nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio”.
Guai a noi se passiamo accanto a questa tenerissima benevolenza di Dio che vuole liberarci dalla colpa e donarci la vita nuova: guai a noi se passiamo davanti e degnamo di uno sguardo distratto la causa della nostra salvezza.
Dobbiamo convertirci oggi e ogni giorno. Dobbiamo riprendere la Messa, la Confessione e la Comunione. Dobbiamo “vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo modo”, preparandoci così a incontrare il Signore che torna.
4. L’esempio del rifiuto di Dio ci è offerto dai grandi che censiscono gli uomini di tutta la terra e non si accorgono della novità che inizia a esistere in mezzo a noi: anzi, chiudono le porte delle loro case e dell’albergo.
L’esempio dell’accoglienza di Dio ci è offerto dai Pastori, da Giuseppe e soprattutto da Maria.
Chiediamo al Signore di poter abbattere i muri delle nostre resistenze e delle nostre indifferenze, e di donarci un cuore semplice come quello dei pastori: un cuore pronto a riconoscere e a consegnarsi al miracolo.