L'inizio e la profezia della salvezza

Omelia nella Messa della solennità dell’Immacolata

Como, Cattedrale, 8 dicembre 2006

 

Non a caso la festa di Maria Immacolata è posta nel contesto dell’avvento, anzi all’aprirsi dell’avvento, quando il tempo liturgico ci fa ricominciare annualmente la storia della salvezza a partire dall’attesa fino alla venuta e al ritorno del Redentore. Maria ci appare così come l’inizio della redenzione e la pienezza della redenzione alla fine dei tempi.

L’inizio della redenzione

Non occorre un dogma specifico – che pure c’è – per prendere coscienza che viviamo in un mondo di peccato e che noi stessi siamo immersi nella colpa: nella colpa originale ratificata dalle nostre scelte contro Dio e contro il disegno di salvezza. Basta guardarci attorno senza nemmeno calcare troppo la mano per sottolineare la corruzione del tempo presente – ma è sempre stato così – che ci trascina verso il peccato e la dannazione. Se non ci fosse un intervento particolare di Dio che si protende verso di noi per liberarci dal peccato, la dannazione sarebbe la nostra sorte.

Ciò perché siamo membra di una umanità che nel primo esemplare, pur creato nella grazia del Signore, ha consumato una colpa che ha avuto ripercussione lungo tutta la storia dell’umanità. Siamo incapaci di salvarci da noi stessi, con le sole nostre forze. Il sognare una simile pretesa sarebbe come tentare di sollevarci dalla palude del peccato tirandoci su per i capelli: un poco come il barone di Munkhausen che affonda nella melma. Sarebbe come osare il perdono dei peccati che hanno offeso Dio e il prossimo assolvendoci da noi stessi.

Ed ecco, invece, l’inizio della umanità redenta: un inizio che ha una donna come colei che apre la processione della salvezza. Maria è salvata come prima creatura: colei nella quale, per mezzo di Cristo, Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà.

Oggi amiamo insistere sul Cristocentrismo: sottolineiamo il fatto che il disegno di Dio ha il Signore Gesù come origine, modello e fine della storia umana e cosmica. E tuttavia, questo piano di redenzione non sarebbe possibile, stando ai fatti avvenuti, senza questa anticipazione e promessa della grazia, che è Maria. La Madonna, dal primo istante del suo concepimento è già raggiunta dalla iniziativa di Dio che la riceve tra le sue mani tremanti e la pone come avvio della redenzione che si prolungherà e si diffonderà per tutta la storia. Festeggiare l’Immacolata è come gioire della vita nuova e divina che Dio ci ha comunicato attraverso la madre del Signore Gesù. Tu se’ colei che l’umana natura nobilitasti sì che ‘l suo Fattore non disdegnò di farsi sua fattura.

Commozione poiché si aprono le sbarre della prigione delle nostre colpe. Gratitudine perché ci viene donata l’aurora del giorno fulgente della redenzione che è Cristo. Impegno per una vita nuova che ci è promessa e ci è donata, e che chiede di essere condotta sino alla pienezza. Ave, Maria, piena di grazia.

La profezia del regno che ci attende

Il destino che ci viene segnato vola talmente alto che ci toglie quasi le forze per percorrerlo sino al termine.

Occorre fiducia nella bontà e nella tenerezza del Signore che ci permette di riprendere il cammino della santità dopo ogni caduta. Occorre diffidare delle nostre illuse capacità di salvezza per abbandonarci alle robuste e dolcissime braccia di Dio. Occorre il coraggio di lasciarci perdonare. Occorre il vigore e la testardaggine di chi ricomincia la vita cristiana d’accapo ogni volta che constata di ritrovarsi quasi sempre allo stesso punto. Già la ripresa dello sforzo per amare è amore.

Questo vigore costante non è frutto dei nostri sforzi. Guardandoci dentro avremmo tutti i motivi per disperare della nostra salvezza. E invece no.  Dio, nel Signore Gesù, ci trova nudi nel giardino dell’eden e in balia delle nostre tentazioni: soprattutto della tentazione di sostituirci a lui. Anche nelle condizioni apparentemente più disperate; anche nelle situazioni che ci appaiono senza sbocchi positivi; anche nei momenti in cui l’inferno ci appare come l’unica nostra mèta maledetta, il Redentore si stende sulla croce, si lascia forare le mani e i piedi, si lascia squarciare il costato da cui esce sangue e acqua perché così ci rifà nuovi, ci immette il vigore di un nuovo cammino verso la beatitudine.

Ebbene, anche questo secondo e definitivo passo della nostra esistenza non è compiuto con la sola nostra iniziativa e addirittura unicamente con l’aiuto di Cristo. La Madonna ai piedi della croce non è una statuina che abbellisce un paesaggio e ingentilisce la crudeltà di un dramma. Maria sta accanto al suo figlio come colei che condivide la sofferenza che salva e che dona consolazione nel dolore indicibile dell’agonia e della morte sul calvario. Ancora una volta è la Madonna che ci dona fiducia per riprendere l’avventura della nostra perfezione cristiana.

Il perdono di Dio è soffuso di tenerezza che solo una donna, una vergine, una sposa e una madre sanno offrire. L’Assunta si rivela così come la mèta suprema del nostro cammino terreno. E colei che ci attende alla soglia dell’al di là è esattamente Maria che ci mette nelle braccia del Signore Gesù. Mancasse Maria, il cammino della vita si concluderebbe con l’oscurità di un destino beffardo e cattivo. E invece proprio Maria ci attende per farci incontrare la soavità e il vigore della redenzione recata da Cristo.

 

E poi si dica che Maria è un elemento ornamentale nel progetto della salvezza. Non si giunge a Cristo se non si passa per Maria. Non si è cristiani se non si permette a Dio di renderci mariani. Dopo di che, la gloria sarà la condivisione della assunzione della Madonna, che è partecipazione alla risurrezione di Cristo. La speranza rinasce di fronte a questa profezia: una speranza che impegna e intenerisce la vita. Prega per noi peccatori.

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