Il segreto, la bellezza, il frutto

Omelia nella Messa della solennità dell’Immacolata

Como, Cattedrale, 8 dicembre 2005

 

Siamo all’inizio dell’anno liturgico. E la Chiesa, nella sua saggezza materna, ci mette di fronte la figura di Maria che è concepita senza peccato originale ed è piena di grazia in vista della maternità che ci donerà il Signore Gesù, unico Salvatore del mondo, a Natale.

Il segreto

La liturgia, con stile inusitato, ci presenta la pagina del libro della Genesi in cui si narra del peccato originale. Adamo, istigato da Eva, si è ribellato al suo Signore, e ora avverte la fragilità, la nudità, lo sporco della propria situazione. Dio lo chiama, ma egli, con la sua donna, si nasconde tra il fogliame poiché non vuol essere guardato nell’intimo del suo tradimento.

Saggezza della Chiesa, poiché, se essa ci mettesse subito davanti agli occhi lo sfolgorare del Verbo incarnato, ci abbacinerebbe con la gloria del divino. Meglio abituare gli occhi all’aurora, prima di levare lo sguardo sul sole che sorge dall’alto.

Ogni ricerca di origine reca sempre un aspetto di sorpresa che bisogna trovare il coraggio di accettare. L’avvio di una meraviglia si rivela spesso come deludente e quasi insignificante. Nella landa melmosa della massa damnationis si nasconde un germe che nessuno – tranne Dio – può identificare. E’ il cominciamento di una bimba che verrà collocata davanti a un destino di gioia e di gloria, con molto dolore. E’ l’accendersi di una luce ancor fioca ma orientata a illuminare l’universo nel Signore Gesù, Verbo incarnato, morto e risorto. E’ un grumo di cellule già formanti una persona “piena di grazia”, in cui si nasconde il Messia che verrà.

 

La bellezza

La grazia, in Maria, non è conclusa al primo istante della sua esistenza. Ogni atto di intelligenza, ogni moto della volontà, ogni fremito  del sentimento si accompagnano a un crescere del possesso che Dio esercita su questa creatura benedetta. I primi aprirsi d’occhi. I primi sorrisi. I primi passi. E poi, una strana capacità di intuire le cose di Dio e di sentire il Signore come prossimo: il Signore, una realtà e un valore; non soltanto una nozione o una anonimìa.

Questa ragazza in fiore è pronta a essere accompagnata a un uomo, ma si impegna a non conoscere uomo. La sua mente e il suo cuore sono intrisi di Dio. E aspetta il suo futuro con l’abbandono che non si concede alla fretta, ma si mette nelle mani del suo Dio. Davvero Maria è benedetta con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo perché sia a lode e gloria della grazia di Dio che è stata data nel Figlio. Anche noi saremo predestinati ed eredi della sua sorte con la misericordia che rinnova l’essere di ogni uomo peccatore.

“Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è nelle tue viscere e nascerà per la nostra salvezza”. E’ la frangia del mantello di Dio che si riverbera su di noi e prepara questa adolescente acerba e ormai pronta a dire il suo sì all’angelo che le annuncia la nascita del Salvatore. E’ il Fiore che apre la sua corolla in una festa di colori che sono la gioia di Dio e che daranno il Frutto dal ventre di una donna intatta.

 

 La fecondità

La bellezza che Maria vive e reca non si specchia narcisisticamente su se stessa fino ad affogare e a distruggersi. E’ letizia che si fa gratitudine al Signore – il Magnificat – e che si concede all’avventura del Verbo divino che si fa uomo.

Paradosso. Sulla terra chi vuole il frutto deve rassegnarsi a vedere i petali del fiore staccarsi e cadere a uno a uno. Non ci è dato di avere – insieme - il fascino del fiore e il sapore del frutto. E invece. Invece qui si attua il miracolo di una verginità feconda: di una purezza assoluta che dà vita all’Autore della vita. “In flore Mater, in partu Virgo, gaude et laetare Virgo Mater Domini”.

Così scorgiamo che all’incipit della nostra vita di grazia nel battesimo si pone in qualche modo una generazione simile a quella di Maria nei confronti di Gesù: è la Chiesa che ci mette al mondo e ci consegna all’avventura della nostra libertà accompagnandoci, se vogliamo, fino alla santità più alta.

 

Un messaggio anche per la cultura di oggi

Chi assicura che l’inizio della vita umana si collochi avanti nel tempo e non allo scoccare dell’istante in cui due comprincipi: l’apporto di Maria e l’azione dello Spirito: chi assicura che si può disporre come si vuole di una cosa la quale invece è un io? Avvio di santità e di letizia anche per noi. E imitazione soave e robusta.

E quanti bimbi in germe vengono uccisi nel grembo della madre. La nostra civiltà – se di civiltà si può ancora parlare – non può dichiararsi innocente e tranquilla in coscienza: porta con sé il peccato orribile di un olocausto dalle misure sconfinate, operato non con una guerra guerreggiata, ma nel bianco segreto e asettico di sale operatorie che divengono sale di morte, o nel semplice ingoiare dei farmaci che tolgono perfino la certezza d’aver commesso una colpa.

Occorre pregare. Occorre operare perché questi esserini umani abbiano pieno sviluppo, perché sono nostri fratelli. Tanto vale ammettere che si possa abbattere chi è già avanti negli anni e non può dirsi senza peccato. Occorre perdonare a nome di Dio chi si pente tra le lacrime.

La Madonna preghi per noi.

La Madonna risvegli le coscienze dei nostri contemporanei.

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