Il dolore, atto di amore

Celebrazione della Passione del Signore

Como, Cattedrale, 29 marzo 2002

 

Signore Gesù, perché ti sei fatto catturare dalla perversità umana? perché non sei sfuggito ai nostri miserevoli agguati? perché non hai scansato le nostre incursioni di insensata malvagità? perché non hai reagito alla nostra altèra e squallida perfidia abbandonandoci al dannato destino verso il quale volevamo orientarci? perché hai scelto la via del dolore per esprimere - e, ancor prima, per sperimentare - il tuo amore? perché ti sei lasciato catturare, e processare, e schernire, e percuotere, e spogliare, e rivestire come un folle, e incoronare come un re da burla - mentre re lo eri per davvero -, ed esibire come l'icona dell'uomo mentre siamo tutt'altro che inclini al cedimento, e caricare della croce, e angariare fino al Calvario, e mettere i chiodi nelle mani e nei piedi, e issare sul patibolo e agonizzare per tre interminabili ore, e ti sei lasciato sfidare mentre morivi, e sussurrare parole di affezione, e gridare perché tutto era compiuto, e colpire al costato da cui uscì sangue e acqua? perché ti sei consegnato liberamente a torture incredibili? perché hai voluto che ti guardassimo come colui che avevamo trafitto? perché il tremare e il fremere e il piangere e lo sgomentarti e quasi il ribellarti nel giardino degli ulivi di fronte alla volontà del Padre per poi consegnarti alla sorte che ti era segnata? perché il tuo gridare il dolore di chi è abbandonato da Dio? perché il tuo apprendere, a obbedire attraverso le ingiustizie subite? perché redimerci in un gesto e in una trama di gesti che sembrano avere il marchio della crudeltà più disumana? perché, Signore?

Paradosso della redenzione. Il fiat dell'inizio del mondo - fiat lux, fiat terra e così via - è pronunciato squillante e glorioso, da un Dio vivace e allegro fino a una euforia incontenibile: dal Dio innocente ed espansivo che non vuole essere solo e crea cose e persone da amare e da perdonare: soltanto allora si riposa. Il tuo fiat del Getzemani, invece, Signore Gesù, è bisbigliato tra rivoli di sangue, mentre sei prostrato come un vinto, piegato come un lottatore stanco, confidente come un bimbo svezzato in braccio a sua madre: non la mia volontà sia fatta, ma la tua.

Mirabilmente Dio ha creato il mondo. Più mirabilmente tu, Signore Gesù, lo hai ri-creato come e più che un paradiso di delizie: attraversato da urla e pianti, ma pure luogo di vigilia e di profezia del mondo che verrà.

Aiutaci a capire, Signore Gesù, che la sofferenza va vinta finché è possibile; ma poi va accettata come una benedizione: magari dopo ribellioni e sospiri di fatica. La tua pedagogia del dolore quanti segreti ci apre e come ci rende uomini umili e forti. E il tuo amare dolorando, Signore Gesù, ci induca ad accettare la Croce come l'unica strada alla gloria: alla salvezza di ciascuno di noi e di tutti, perché tu ci vuoi con te per compiere ciò che manca alla tua passione. Hai voluto aver bisogno di noi per terminare l'avventura della redenzione.

Signore Gesù, insegnaci ad amare.

Signore Gesù, insegnaci ad amare nelle fatiche e nelle prove della vita.

Signore Gesù, rendici capaci del nostro piccolo, esitante, flebile e indispensabile fiat.

Con quello di tua Madre: si compia in me - fiat mihi - secondo la parola santa del Dio che si comunica: di questo Dio oscuro e seducente fin quasi all'impossibile, se non fosse perché ama.

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