Preghiera al Crocifisso

Como, 29 marzo 2002

 

Verbo di un Dio
corporeo.
Docile
e arreso
ti sei steso languido
sulla croce
e hai sentito
i colpi
tormentosi
dei chiodi
come zampilli repentini
e perduranti di patimento
e di agonia.

Ora sei devastato
e grave
e condiscendente
e benigno
come chi ha resistito
prima di regalarsi
liberamente
e quasi si è ribellato
al destino del Golgota,
e poi si è concesso.
Fisso occhi e cuore
sul tuo Volto
e sul tuo Corpo
per intuire
la malizia
del mio peccato
e l'arcana volontà del Padre
che vuol essere amato dolorando
per la sua maestà
e la mia salvezza.
Poi, quando si fece
buio a mezzogiorno
e tremò la terra
e si squarciò il velo del tempio:
allora ti abbandonasti
all'esperienza
del morire
di cui non si dà prova
né ripetizione,
né si stabilisce il tempo:
ci si protende come su
un orrido nulla
e invece
di là
trovi due braccia
solide di Padre
che ti aiuta a soffrire
e ti attende
e perdona le colpe
e immette
in una vita nuova.
Tutto è compiuto.

Verbo di un Dio
incarnato e glorioso
donami il tuo Spirito:
accogli anche me
nella tua misericordia
senza limiti.
Uniscimi
al tuo sacrificarti
per condividere
il senso della tua sofferenza
ed esser certo
che con te varco
la soglia della beatitudine.
Illimitata ed eterna.
Senza la risurrezione
la vita è
non senso
e gratuito anonimo vituperio.
Hai vinto il male
e il male eterno
del peccato
nella morte.
Chiamami con te
nell'ora della
mia morte
con Maria
Immacolata
e Madre tua e mia
e Assunta in cielo
dove mi aspetta
impaziente
e dolce come una carezza.

Per il passato,
Signore:
grazie.
Per il futuro,
Signore:
sì.

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