L'Assunta

Omelia nella Messa della solennità dell’Assunzione

Como, Cattedrale, 15 agosto 2001

 

All’inizio troviamo Maria che genera il suo Dio fatto uomo come primizia dei salvati. Anche al termine della storia troviamo Maria unita al Signore risorto: ella pure trasfigurata  in anima e corpo.

La Conclusione beata e vittoriosa ci è offerta nell’Assunta al termine – alla méta – del nostro migrare stanco e impaurito. Benedetto il Signore Gesù che in sua Madre ci segnala il motivo della nostra speranza: in questa Donna risorta con lui e vestita di sole, con la luna sotto i piedi e il capo coronato di dodici stelle. Nella Madonna gloriosa noi – i comincianti, gli intermittenti, gli incostanti, i dispersi – diviniamo la possibilità della nostra beata Conclusione, dopo aver prevalso, con la grazia, sull’enorme drago rosso che si frappone nel nostro cammino. E’ belle e dolce e confortante sapere che, con Cristo alla destra del Padre, Maria ci attende e ci aiuta nel nostro arrancante vivere terreno che non giunge mai al termine della santità; e sapere che ella è il motivo più prossimo e il pegno più prezioso del nostro approdare – di noi mediocri – alla casa del Padre.

Grazie per il mistero e il dono della Conclusione mariana che ci  si erge davanti e ci protende la mano.

Come l’apparire di un bocciolo, che sorride poi con la corolla dischiusa sotto i raggi del sole.

Come il germinare e l’accestire dei semi nascosti nel grembo della terra, che sembrano morire, ma si preparano a diventare la solennità del raccolto.

Come la sorgente di un fiume che all’inizio è quasi insignificante, ma poi si distende e fluisce nella maestà della foce.

Come l’avviarsi fremente lungo i contrafforti di una montagna innevata, e poi lo stanco buttar là un passo dopo l’altro, ma alla fine la conquista della cima trionfante in un mare di luce che fa apparire gioiose anche le stanchezze superate.

Come il tenue e poi ammiccante sorgere del sole in un mattino, che avvampa poi nel  meriggio caldo e ferace: un meriggio che annuncia il vespro, ma pure la novità di domani, fino al ritorno del Signore e di Maria  e dei Santi.

Come l’apparire incerto delle prime luci in cielo, la sera; ma poi si distende il disegno grandioso del firmamento scintillante, incombente e protettivo.

Come il formarsi di un bimbo nelle viscere di una madre: all’inizio quasi grumo impercepibile, ma poi formato nel fulgore della giovinezza e della piena età e capace di piangere e di sorridere e di peccare e di lasciarsi redimere.

Come l’approssimarsi al morire, che sgomenta quasi davanti a un nulla crudele o a un atroce castigo, mentre segna un abbraccio con il Giudice crocifisso e risorto, tra lacrime di commozione e gratitudine; e si fissano gli occhi negli occhi di lui e della Madre.

Come il disfarsi di un corpo inanimato nel buio e nel freddo della terra: un corpo che attende il tripudio delle trombe della fine del tempo e il risvegliarsi giubilante nell’apoteosi della risurrezione.

Come il Signore Gesù dopo tre giorni dal supplizio del Golgota. E Maria lo segue: ella che regna con il Figlio, poiché ha lasciato che l’Onnipotente operasse in lei grandi cose e ha permesso a Dio di amarla e di usarle misericordia.

 

L’Assunta, condiscendenza di Dio sulle nostre disperazioni riscattate e le nostre ribellioni placate e le nostre stanchezze trasformate in gioia.

L’Assunta, la Madre di Gesù che è nostra Madre ed è già arrivata all’approdo ultimo, donde ci rasserena un poco la vita e ci accompagna nel dolore che morde carne e spirito.

L’Assunta, certezza della Conclusione del disegno divino e della nostra Conclusione beata, se ci decidiamo ad amare.

L’Assunta, colei che con Cristo ha raggiunto lo scopo dell’esistenza; l’ultima parola e l’ultimo sospiro che si perde in Dio anche per noi, sempre penultimi.

L’Assunta, l’inizio che fiorisce nella gloria del fine raggiunto e ricevuto a modo di dono del Signore nel quale si perde.

L’Assunta, la nostra speranza compiuta, il soccorso alla nostra speranza sempre bisognosa di compimento. Conclusione e pienezza, fiducia che la vita ha un senso nel Cristo risorto.

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