In seguito all'intervista a mons. Alessandro Maggiolini del 10 gennaio 2007 (2007-01-10 IL GIORNALE "Caro Martini, solo Dio può darci la morte"), un professore, malato di parkinson e cancro scrisse al vescovo. Monsignor Maggiolini dopo alcuni giorni gli rispose con la lettera che qui riproduciamo, depurata dai dati più personali (DP).

Caro Professor **,

ho letto con attenzione la lettera che mi ha mandato attraverso il dott. *, dopo il mio intervento sull’eutanasia. La ringrazio di cuore dell’attenzione che ha prestato a ciò che dicevo.

Mi colpisce in parallelo tra la mia situazione di salute fisica e la sua: cancro e Parkinson.

Credo di intuire lo stato d’animo di malati come lei e come me. L’infermità, comunque si presenti suscita un senso di quasi depressione e costringe a porsi dei problemi che in periodo di salute fisica vengono coperti dal chiasso e dall’attivismo.

Anche io desidero vivere a lungo per servire gli altri e per gioire delle bellezze dei giorni anche i più comuni.

Non riesco, però, a lasciarmi abbattere davanti al traguardo del tempo che si tronca. Soffro anche io, ma mi lascio condurre per mano dalla bontà del Signore che sa guidarmi dove è la mia vera felicità. Non la seguo, però nella sua diffidenza nei confronti della Chiesa che si schiererebbe a favore della vita fisica fino all’esasperazione.

Come credente mi inchino ed esulto davanti ai misteri – non solo agli eventi – della vita e della morte. La morte mi fa paura per il dolore che riserva e per la lealtà assoluta che richiede davanti al Dio onniveggente e crocifisso per un amore che perdona. Non riesco nemmeno a esaltarmi troppo per la nascita di una persona: senza giungere alla leopardiana constatazione: “A me la vita è male”. La malattia mi ha insegnato a diffidare delle esaltazioni troppo entusiastiche e dei terrori disperati o quasi. Più avanti, sarà ciò che Dio vorrà: mi lascerò, - tenterò di lasciarmi - condurre per mano senza soverchie anticipazioni, frette e resistenze.

La Chiesa crede anche alla risurrezione dei corpi: perciò anche la vita fisica ha un suo significato e un suo valore, pur se l’esistenza spirituale è ciò che ultimamente vale.

In una cultura come la nostra dove il principio spirituale sembra dimenticato, le sue osservazioni sono preziosissime. La malattia ha anche una valenza pedagogica nei confronti della fede: aiuta a mettersi di fronte al Signore con speranza confidente.

Grazie e auguri.

Alessandro Maggiolini, Vescovo

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