Ragazzi imbottiti di antidepressivi

 

Qualche giorno fa, su queste stese pagine sono intervenuto a segnalare un rischio che stanno correndo i nostri ragazzi: il rischio di lasciarsi andare per le strade più facili a scuola, nel lavoro, nel gioco, nella collaborazione in casa ecc. Non vigono programmi di collaborazione e di responsabilità: si va dove porta il cuore: e spesso il cuore non è il sentimento autentico della persona, ma un istinto anarchico che non sa dove andare e ciondola di qua e di là pur di arrivare a sera, o al mattino. Ricordo un colloquio con alcuni adolescenti  i quali, davanti alla proposta dei docenti di lasciare loro qualche giorno di vacanza in più e, dunque di toglierli dal fastidio di una programmazione, quasi si ribellavano, o comunque sbuffavano perché erano richiamati ad una responsabilità, pur liberissima, come l’elaborazione di un programma del tempo libero. Preferiscono il tempo schiavo. Così hanno modo di esprimere la ribellione nei confronti di chi dovrebbe dare delle indicazioni di pensiero e di vita.

Meglio, molto meglio divertirsi contestando ordini o orientamenti. La vita andrebbe inventata sul momento e a un certo punto non si riesce più a trovare materia di invenzione.

Oggi si parla molto di bulli che è qualifica nemmeno troppo elegante per dire sfaccendati, che si lasciano portare dalle mode e dal conformismo: dandosi arie di persone che hanno raggiunto una libertà suprema e non si accorgono di essere in fila come oche a seguire chi sta davanti. E se qualcuno punta i piedi per compiere il suo dovere, si aspetti gli sberleffi dei mascalzoni, poiché la disciplina è prigione, mentre è il punto di partenza del gioco e della creatività. Mi si lasci ricordare una pagina di Chesterton che sembra tutta attuale: l’autore inglese annota che, quando i ragazzi non riescono più ad accordarsi con disciplina, è giunto il momento li debbono chiamare dal balcone perché tornino e si mettano in ordine.

Osservavo qualche giorno fa che spesso la colpa di un certo marasma uggioso e sbadigliante con cui crescono i ragazzi è causato dalla famiglia che ha rinunciato a comandare e a esigere. L’obbedienza non è più una virtù. Semmai, l’obbedienza diventa il pedaggio che i genitori debbono pagare. I ragazzi comandano. Dopo la famiglia, il capro espiatorio delle indisciplinatezze dei ragazzi lo si identifica nella mancanza di farmaci capaci di placare le ribellioni e di dire qualche sì anche quando si profilano sacrifici – non eroici, del resto – da compiere. In Italia almeno 1 adolescente su 100 è sotto farmaci antidepressivi: il che almeno 30.000 casi. Ma che dialogo, nonostante il gran parlare che se ne fa; ma che confronto di idee e di comportamenti che rasentano magari qualche baruffa. Notizia controllata: Scrive il Time : “ i bambini inglesi sono malati, i casi di depressione sono in continua crescita” . Tra il 1991 e il 2001 il numero di minori a cui sono stati prescritti antidepressivi è cresciuto del 70%. Il Prozac è diventato non soltanto un vezzo, ma quasi un’esigenza. Dopo di che, si spiega come il numero dei suicidi in Europa tra gli adolescenti è quadruplicato: il male di vivere è diventata la malattia più insidiosa anche per i bambini. Niente sforzi a cui sottoporsi: un colpo di catarro o un raffreddore sono la panacea. E se uno scolaro non si applica per rendere nello studio quanto potrebbe, il rimedio non è – giustamente – lo scudiscio, ma lo sciroppo ricostituente, la batteria delle pillole, la visita periodica del medico di famiglia quand’anche dello specialista in psichiatria. Sembra si preferisca avere in casa degli imbecilli che dei ragazzi che sappiano soffrire per raggiungere delle mete. Una pasticca verde per il mal di testa, un’altra bianca per digerire facilmente, una violetta per darsi un tono, una rosa per il mal di fegato e poi la battera dei medicinali per poter dormire senza fatica: senza nemmeno la fatica di posare il capo sul cuscino e liberare la mente da fanfaluche. Così aumenta il numero dei bambini infelici che avvertono proiettate su di loro le ambizioni frustate dei genitori.

Troppo facile dare la colpa all’ambiente o alle persone che i ragazzi accostano. Giunge puntuale la crisi di identità e l’azzeramento degli ideali. Genitori e medici sono abbastanza generosi nel mettere sul piatto, davanti al pranzo o alla cena, prodotti medici che azzerano o quasi le genialità e le pillole spesso affievoliscono i sintomi del male, ma non ne individuano e curano le cause. I prodotti farmaceutici che spesso obnubilano l’intelligenza sono somministrati anche perché un certo servizio sanitario si rifiuta di impegnarsi su altre strade assai più faticose ed efficaci: studio compreso, sport compreso, e poi qualche scapaccione che, se non lascia segni, aiuta a raddrizzare idee e comportamenti. Ma se mancano le mete a cui la vita deve tendere, dove ci si deve dirigere e perché camminare? Meglio lasciarsi guidare da ricette non sempre azzeccate. E la morale si aggiusti. Centra la morale con la medicina? E l’educazione?

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