Invito alla cannabis?

Com’è noto, il parlamento ha bocciato ieri l’altro la proposta dell’on. Livia Turco, dei Democratici di Sinistra – comunisti e affini, insomma – la quale proposta voleva elevare da 500 mg a 1000 mg la quantità di cannabis consentita ai singoli per uso personale. Nessuna sanzione penale o amministrativa. Al più, un buffetto ai discoli che si rovinano la vita con la droga. Un grammo di droga non è poi la fine del mondo. Il fatto che a usare di sostanze stupefacenti siano prevalentemente dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani, serve semmai ad abituare i soggetti a questi colpi di maglio inferti alla capacità di pensare e di decidere a ragion veduta. Tanto più che l’esempio di questo trattamento non viene soltanto da balordi: vi sono fior di deputati e di senatori che precedono le leggi usando materie allucinogene. Se poi il cervello si spappola, peggio per il cervello: si potranno redigere leggi ancor più strampalate senza soverchi rimorsi.

Il fatto che la proposta di legge non sia passata anche per la contrarietà di colleghi di partito della proponente dovrebbe far riflettere con serietà.

Non c’è bisogno di stendere un trattato sugli effetti deleteri della droga. Non c’è bisogno neppure di notare che una legalizzazione di sostanze stupefacenti si pone come un implicito invito ad aumentare ancor più le dosi per uso personale o per distribuzione attraverso vendita. Statistiche anche serie e perfino restrittive assicurano che pure i ragazzi e i giovani fanno uso di queste materie deleterie. E, quando ci si avvia all’uso di tali sostanze, risulta difficilissimo arrestarsi o arretrarsi. La logica che presiede a questo consumo – come ad altri che danneggiano la persona magari euforizzandola – è che, una volta presa la strada di una qualche autodistruzione, si procede fin dove non si sa.

Una domanda seria è se tocca al ministro della salute – al solo ministro della salute – decidere su questi argomenti. La famiglia non ha davvero nulla da dire? La scuola deve stare soltanto a osservare? E il commercio di questi veleni deve trovare strada libera, senza alcuna riserva e senza alcun paletto normativo?

Certo, occorre impegnarsi in uno sforzo educativo di prevenzione. Ma, quando la prevenzione è ormai sorpassata, che si fa? Proibito proibire? Dopo di che, si hanno di fronte persone sfatte, incapaci di scelte motivate, abbandonate a una istintualità che non conosce fedeltà e fatica. Cioè, persone pronte a essere manipolate come si vuole dopo averle sfruttate per svuotarle di serietà morale.

Già. Perché alla fine il problema non è soltanto legislativo. E’ anche educativo e richiede l’assunzione di valori etici assimilati e attuati.

Onorevole Turco, non so se ella abbia dei figli. Se li avesse, mi spiacerebbe per loro. Avrebbero il compito di educare anche la mamma.

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