Indulto: nessuna sorpresa

L’indulto c’è. Dopo tanto chiacchierare e litigare su questo tema, si possono intravedere già ora alcune conseguenze della liberazione dal carcere di più di tre migliaia di detenuti: tre migliaia per adesso. Includendo anche extracomunitari venuti tra noi senza permesso di soggiorno. Ci si scandalizza perché il giorno stesso della uscita di prigione un tizio tenta di uccidere la madre e un altro muore per un’overdose di stupefacenti. Ma c’è dell’altro. Bisogna prepararsi ad aspettare ben altro.

Prendiamo le cose alla larga. La legge ha una finalità rieducativi. In questo senso deve aiutare il colpevole riconosciuto tale a ristrutturare la propria personalità e a inserirsi costruttivamente nel contesto sociale. La legge, ancora, ha una finalità riparativa. Nei limiti del possibile, occorre che chi ha infranto l’ordine della convivenza civile collabori per ripristinare una comunità pacifica, rispettosa e laboriosa. Non sembra molto educativo che uno compia danni ad altri, oltre che a se stesso, e poi proceda come se nulla fosse accaduto. La legge, ancora, ha una finalità – purtroppo – anche punitiva. L’osservazione può sembrare cinica e spietata, ma un danno compiuto esige pure che venga ripensato come un vulnus provocato alla società, e, dunque, chiede di essere rivisto interiormente e rifiutato come atto deliberato che ha causato del male.

In linea di principio nessuno nega che vi possa essere qualche gesto di clemenza soprattutto nei riguardi di persone che hanno agito male anche sotto l’influsso di una educazione errata e di un ambiente deviante. Ma c’è una misura da conservare. Il richiamo alla dimensione religiosa è opportuno e necessario per la conversione personale, non per la guida di una nazione: almeno quando tale dimensione è invocata e applicata senza soverchia saggezza.

L’indulto non ha soltanto una dimensione individuale. Ha anche una evidente ripercussione sociale. Quando si finge che non si sia operato nessun danno e impunemente si lascia che i cittadini continuino in uno stile al di fuori o contro la legge, occorre aspettare le conseguenze che non sono nemmeno sorprese.

Una notazione che si pone tra l’umorismo e la insipienza. Si ripete che si vogliono liberare i carcerati perché le prigioni sono anguste, ma non si pensa che, quando escono, questi infelici troveranno ambienti ancor più angusti e condizioni di miseria spesso non superabile. O si intende a ogni costo immaginare di essere nell’Eden?

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