Il crocifisso nelle scuole

E speriamo che duri un po' di tempo - qualche mese, se non qualche anno- la sentenza del Consiglio di Stato di ieri in base alla quale è consentito appendere alle mura delle scuole statali  il crocifisso, che non è un cadaverino inchiodato a un legno, nè un oggetto liturgico, ma un segno di civiltà.

La questione balza fuori ancora una volta, puntuale come i mali di stagione o le tasse. Si obietta che non devono essere ostentate immagini religiose discriminanti o invitanti al culto: a un culto preciso ad esclusione di tutti gli altri: il cristianesimo, per essere precisi, a dispetto della mezzaluna mussulmana e della stella dei maomettani.

Il Consiglio di Stato non fa nessun dispetto a nessuno. nè intende inginocchiare a forza gli scolari o i docenti davanti al simbolo di una fede, che poi non sembra proprio un obbrobrio, dal momento che indica un sacrificio liberamente accolto a cui non corrisponde alcuna vendetta e alcuna rivalsa.

Il Consiglio di Stato ha sentenziato avendo come linea di orientamento la laicità. E' ovvio che i credenti vedano nel crocifisso il segno della loro identità; ma sbaglierebbero questi fedeli se scambiassero la scuola per una cappella dell'adorazione del Santissimo Sacramento o per un luogo dedicato all'adorazione astraendo dalle lezioni, dallo studio e dalle verifiche scolastiche preferibilmente protese all'impegno degli alunni.

Il Consiglio di Stato ha identificato nel crocifisso il simbolo della libertà religiosa, della tolleranza di Loocke e di Voltaire, dei valori più alti della civiltà occidentale senza soverchie smancerie devozionali. Un uomo che si è offerto alla morte per salvare i fratelli dice già l'intera impostazione di pensiero e di vita che è necessaria, sufficiente e abbondante per una convivenza civile.

Dopo di che, se qualcuno strappa il crocifisso - segno di cultura e non solo di religione - dalla parete dell'aula e lo butta dalla finestra, sappia che ha fatto tabula rasa di secoli di valori morali a tutela della persona e della società.

Chi viene da altri lidi si adatti alle costumanze italiane ed europee. Non si offenda se vede i principi etici fondamentali poggiare su una vicenda umana - e divina, per chi crede - che è entrata di prepotenza nella storia dell'occidente. A meno che ci si debba mettere tutti a scimmiottare - è il caso di dirlo  per chi ha un'altra fede - mussulmani, buddisti, indù, scintoisti, confuciani e quant'altro di espressione religiosa lo spirito umano ha saputo escogitare o accettare per rivelazione. E chi non sta al gioco non abbia troppa fretta di imporre le proprie vedute. Può essere che in futuro prevalga con le proprie convinzioni teoretiche e morali. Ma, per adesso, accetti quanto la civiltà ebraico-cristiana gli propone senza forzare di un ette il suo credo e il suo comportamento.

Siamo o non siamo una civiltà secolare che dalla croce trae i suoi valori umani e laicissimi? Uno può anche dissentire. Ma rispetti e lasci in pace altri. E' uno scotto della democrazia, dove vince il numero e dove l'aspetto religioso obbligatorio è espunto dalla vita pubblica, in quanto religioso. fede. 2006. A partire da dove?

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