Fischi a Ruini, quasi silenzio sul papa

Si può anche discutere un presidente della conferenza dei vescovi italiani che entra nella vita sociale del nostro paese fino a criticare le intercettazioni telefoniche – e Ciampi non viene tirato in ballo? – e altre questioni almeno pre-politiche. E ciò a un Convegno a Siena – lo si voglia o no – politicamente schierato in un preciso senso.  Un conto è una università, magari cattolica, e un altro conto è una fondazione come la Liberal. Ascolti chi vuole. E perfino i cattolici mantengano il loro diritto di critica.

Ma stiamo a ciò che è avvenuto ieri l’altro. Ruini stava tenendo una lezione sulla laicità dello Stato e un possibile accordo con la Chiesa. Adornato l’aveva designato come degno di un premio della fondazione vicina a Forza Italia. Durante la lezione del cardinale, qualche decina di studenti hanno organizzato una gazzarra non proprio elegante, dichiarandosi tutti gay e chiedendo libero amore in libero Stato. (Come se lo Stato italiano controllasse il comportamento sociale dei singoli, mentre in discussione è un patto di convivenza solidale che si vuole abbia valore pubblico, se non proprio costituzionale, con diversi vantaggi e pressoché nessun dovere).

Una goliardata di poche persone non tocca più di tanto un oratore aduso a ben altre difficoltà. La notizia è apparsa a grandi titoli su quasi tutti i giornali.

Nel giorno stesso papa Benedetto XVI aveva preso posizione su argomenti analoghi, ricevendo l’ambasciatore del Messico. Nel discorso aveva anche lui toccato il tema della famiglia in modo non molto soffice e diplomatico. Ecco la frase più rilevante: il messaggio cristiano rafforza e illumina i principi basilari di ogni convivenza, come il dono sacro della vita, la dignità delle persone insieme all’uguaglianza e all’inviolabilità dei suoi diritti, il valore irrinunciabile del matrimonio e della famiglia che non si può equiparare né confondere con altre forme di unioni umane”. Ci si aspettava il canoneggiamento dell’artiglieria laicistica, soprattutto sulla stampa parallela a questa impostazione. A parte questo giornale che avete tra mano, cari lettori, i quotidiani più prestigiosi – non necessariamente più attenti all’oggettività dei fatti – alla presa di posizione del papa, ovviamente destinata alla Chiesa universale, se la sono cavata con una fotografia di parata e pochissime righe di cronaca.

Il gioco sembra chiaro: non si vuole prendere di mira direttamente il Santo Padre: meglio colpire basso per far intuire che colui che veramente è preso di mira è il papa. Tanto vale dire le cose come stanno. E avvertire i lettori che non possono fidarsi della informazione più diffusa e più sedicente autorevole. Tanto vale esporre le cose come sono e secondo l’importanza che le notizie hanno, lasciando a lato gli urlacci di maleducati.

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