Lefebvre: i motivi della divisione

Ieri l’altro, uno degli scismatici seguaci di mons. Lefebvre è stato ricevuto da papa Ratzinger con alcuni tradizionalisti per studiare il cammino del pieno ritorno alla Chiesa da parte degli antiprogressisti che non hanno accettato le disposizioni del sommo pontefice.

C’era chi si aspettava una riconciliazione affrettata e agevole, poiché si pensava che a dividere i lefebvriani dalla Chiesa cattolica fosse soltanto la liturgia. Gli scismatici, infatti, non hanno accettato il nuovo messale di Paolo VI e hanno continuato a celebrare con il messale post-tridentino di S. Pio V in latino. I risultati dell’incontro sono stati meno conclusivi di quanto qualcuno sognasse. Mons. Bernard Fellay, all’uscita, ha espresso viva speranza di unità con la Chiesa in futuro. Ha preso atto anche della possibilità di celebrare la messa con il messale antico – possibilità che già esisteva -, ma ha insistito sulla necessità di approfondire il dialogo con la Santa Sede per un ritorno perfetto nella Chiesa.

La notizia fa capire le vere ragioni del distacco dei lefebvriani, dell’istituzione della Fraternità di S. Pio X con sacerdoti, ausiliari e suore, e della casa di formazione di Ecôn dalla Sede apostolica. In gioco, oltre la liturgia, vi sono la non accettazione della libertà religiosa proclamata nella dichiarazione Dignitatis Humanae, il rifiuto dell’ecumenismo come è espresso nel decreto Unitatis Redintegratio, l’opposizione alla dichiarazione Nostra Aetate sui rapporti tra cattolicesimo e altre religioni, qualche dubbio circa la collegialità episcopale insegnata dalla Lumen Gentium ecc. Come si vede, in concreto, è buona parte del Concilio Vaticano II che viene rifiutata. Per non parlare del modo di educare i sacerdoti, i religiosi e i credenti: modo che dai tradizionalisti non viene accolto secondo le direttive derivate dall’ultimo concilio.

Ce n’è di strada da fare ancora. Tanto più che l’applicazione del Vaticano II ha conosciuto disinvolture e veri e propri abbagli che rendono ancor più complessa la questione. Il post-conclio non sembra aver aiutato a capire il concilio. « L’udienza – ha detto all’uscita mons. Fellay - è stata l’occasione per la Fraternità di manifestare che è sempre stata attaccata e sempre lo sarà alla Santa Sede, Roma eterna… Abbiamo ricordato la serie di difficoltà già note in uno spirito di grande amore per la Chiesa. Abbiamo trovato un consenso sul procedere per tappe nel tentativo di risolvere i problemi. La Fraternità S. Pio X prega affinché il Santo Padre possa trovare la forza di porre fine alla crisi della Chiesa ‘instaurando tutte le cose in Cristo’ ». La speranza rimane. Il lavoro da compiere è ancora lungo.

Instagram
Powered by OrdaSoft!