Sconfitta della politica,
dubbia vittoria della Chiesa

Ormai sappiamo tutti l’esito dei quattro referendum sulla fecondazione artificiale. Sappiamo anche i commenti che ne sono seguiti. Ci han fatto rintronare la testa. Forse c’è ancora spazio per una riflessione semplice semplice che vede il referendum dentro un contesto di società e dentro lo scorrere del tempo in Italia.

Riconosciamo. Il referendum è stato una sconfitta per la politica. Sia per chi ha votato e si è trovato in una percentuale minima. Sia per chi si è visto costretto a non votare per lasciare problemi decisivi ai competenti e ai legislatori. Non è servito nemmeno lo schieramento dei competenti di turno che hanno dilagato sui giornali, in televisione, in comizi, mentre c’era bisogno di spiegazioni anche minime. Per esempio, c’era bisogno di chiarire se l’embrione era o no persona, dal momento che, sviluppandosi, diventa uomo o donna. E qui in gioco era la vita umana. La gente ha percepito la drammaticità di questa scelta e non è stata al gioco di un’ecatombe o di un permesso di vivere per legge.

Riconosciamo ancora. Diversi cattolici hanno esultato, davanti agli esiti del referendum, come per una vittoria strepitosa. Forse non è il caso. Accanto ai disinteressati della vita civile, vi sono stati elettori che si sono astenuti per buon senso più che per le raccomandazioni dei vescovi e del papa. I credenti non si illudano: la battaglia a difesa della vita continuerà e non mancheranno occasioni di contarsi veramente. Allora forse si stupiranno della loro poca consistenza. Verranno a galla i problemi delle convivenze legalizzate, delle coppie gay o lesbiche, dell’adozione di bambini da parte di queste “famiglie” e così via.

Il buon senso, dunque. Il relativismo in campo dottrinale e morale non ha ancora intaccato del tutto la capacità di valutare la diversità tra un uomo e una cosa. Vi è da sperare che sappia andare più oltre. Ma per rifare un tessuto culturale occorreranno decenni. Non si improvvisa una mentalità e una sensibilità umane.

Una cosa probabilmente può essere detta con chiarezza: pur non attribuendo alla Chiesa il compito di guida politica, è legittimo vedere nella Chiesa stessa una custodia del retto pensiero umano e dell’impegno a uniformarsi a una morale che non è soltanto rivelata, ma è iscritta nell’essere stesso dell’uomo. Basta vedere laici che si sono schierati per l’astensione. Basta vedere il tentativo dei referendari di qualificare come religiose le opinioni anche minime di uomini di Chiesa.

Occorre tener desta l’attenzione su questioni dirimenti circa la vita umana e abituarsi a un dialogo che stabilisca almeno il significato delle parole che si usano. Se no, si chiacchera di nulla, si ripetono formule, ci si dilunga in un bla bla che poi scontenta tutti.

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