Fecondazione artificiale. E poi?

La situazione pre-elettorale rispetto al referendum del 12-13 giugno si va intricando. Non sembra abbondi l’informazione. Anche perché degli scienziati ricercano l’anima nel feto, dei filosofi discettano sulla potenza e sull’atto senza badare all’inizio del ragionamento, medici non sempre aggiornati fanno balenare la convinzione che malattie deformanti siano sul punto di essere superate, politici non badano né alla scienza né alla terapia – ammesso che la sterilità sia una malattia – e fanno balenare un mondo perfetto all’orizzonte dietro l’angolo, femministe disinvolteaffermano appassionatamente i diritti – quali diritti? – della donna ecc. Al punto che il povero elettore è costretto a informarsi di terza o quarta o quinta mano, quand’anche non si vede alle corde ed è tentato di giocare ai bussolotti. A meno che faccia strada l’idea che la vita umana non la si mette ai voti.

Non possiedo la sfera di cristallo e non so come la vicenda andrà a finire. Temo molto che prevalga – magari di poco – una posizione che vuole cancellare o almeno correggere la legge 40/2004. Quando un dilemma mostra da una parte la libertà di comportarsi come si vuole, e dall’altra l’esigenza di adeguarsi liberamente a una norma che rispetti la persona del figlio e dei genitori – specialmente della donna -, rimane sempre il pericolo di una ulteriore semplificazione nella scelta se votare o no, cedendo a qualcosa che assomigli all’egoismo – l’embrione è mio e me lo gestisco io -, o esprimendosi nel segreto dell’urna per un peggioramento della legge esistente.
Gli aspetti tecnici della questione vanno gradatamente in seconda o terza fila e può rimanere in evidenza una sorta di volontà di schieramento in un determinato filone culturale o nel suo opposto. Così il referendum pro o contro la fecondazione artificiale si trasforma in un agone politico dove si gioca con delle realtà più grandi delle nostre opinioni.

Ragioniamo. Se prevalgono i voti che confermano la legge, si troverà qualche éscamotage per evitare un divieto. Basta varcare il confine di Stato. Se vince la posizione di chi vuol correggere o sopprimere la legge 40, non ci si illuda. Verrà presto il tempo del riconoscimento delle coppie gay, dell’adozione di bambini da parte di omosessuali; verrà presto il tempo della eutanasia e della soppressione di persone non perfette secondo il canone astratto stabilito dal sentire comune. Umore nero che si proietta in profezia malefica? Manco per sogno.Leggevo in questi giorni un libretto di Guardini in difesa della vita, scritto appena prima delle leggi razziali naziste. La storia è maestra della vita, ma pare avere pochi scolari.

 

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