Esposizione mediatica
della malattia del Papa

Da più parti si sono manifestate critiche circa l’ostensione del Papa nel periodo della sua malattia. Non c’è stato momento in cui il Sommo Pontefice abbia potuto soffrire in pace, senza essere scrutato dalla curiosità dei mass-media, con la televisione che, impietosa, registrava le contrazioni di sofferenza e di incapacità a esprimersi in modo adeguato.

Che dire? Credo non sia lecito interpretare le intenzioni più segrete di una coscienza. Per cui va registrato uno stile di contatto con i fedeli da parte del pastore universale della Chiesa: uno stile diverso da un altro. L’insistenza del manifestarsi anche in condizioni gravi di malattia è una scelta che può essere letta in termini di contatto con il pubblico e con la comunità cristiana. Quasi a dire: i fedeli hanno il diritto di vedere come il Papa sopporta il dolore – reagisce al dolore – e si predispone a morire. Da questo punto di vista, l’evidenziarsi delle diverse tappe della malattia di Giovanni Paolo II, sino alla fine, può nascondere un’intenzione segreta e validissima. Si tratta di un Magistero che non si scrive in una enciclica, ma si propone in una esperienza umana che toglie tutti i contorni di solennità e di gloria, per mostrare un uomo debole come tutti, pur elevandosi al di sopra di molti come un gigante per la forza di carattere e soprattutto per la fede.

Forse in Papa Wojtyla questa presenza continua nei mezzi di comunicazione di massa ha oscurato una crisi assai profonda che la Chiesa sta attraversando. Il Romano Pontefice che occupava spessissimo il piccolo schermo ha coperto vaste zone di cedimento della comunità cristiana non solo in campo morale – sul piano teorico e non soltanto sul piano dell’attuazione concreta -, ma anche in campo di fede. Non c’è bisogno di molta documentazione per accorgersi che la Chiesa di oggi stia passando un momento di crisi assai grave: un momento di crisi occultato – certo senza volerlo – dalla figura carismatica del Papa.

D’altra parte, l’aver potuto osservare un malato e quasi un morente nella casa di ciascuno dove la televisione trasmette immagini e suoni quasi senza soste, ha costituito un momento educativo non indifferente: il dolore e la morte oggi sono argomenti tabù; il fatto di vederseli concretizzati in una figura amata o almeno stimata ha costretto un poco tutti a fare i conti con le grandi domande della vita: quelle che si ha paura a considerare.

Un diverso stile di sofferenza e di morte può essere dato in chi ama l’appartarsi e il dialogo personale e quasi furtivo con Dio, senza che i fratelli – anche i fratelli di fede – si intromettano.

Non si obietti che è poca cosa il notare questo aspetto di un pontificato che scomoderà la storia nei prossimi anni. Un uomo lo si conosce nell’intimo soprattutto davanti alla porta di Dio.

Instagram
Powered by OrdaSoft!