Iniziano a uscire i primi nomi sicuri dei candidati italiani al Parlamento europeo, che potranno prossimamente essere votati. I nomi. Si potrebbe forse meglio dire: le fotografie. Sì, perché sembra si vada alla ricerca delle persone non competenti in modo singolare, maggiormente documentate e capaci, ma più seducenti, più attraenti, più familiari, più simpatiche. E qui le fotografie hanno una loro funzione insostituibile: un poco come quando si organizza un concorso per miss o per mister. Vale il profilo delle labbra, il naso greco, il colore degli occhi, e le misure canoniche: altezza, fianchi ecc.

Sto esagerando, ne sono consapevole. Del resto, per decenni hanno proposto alla elezione personaggi che, quasi incapaci di svolgere una funzione a cui venivano poi chiamati, non avevano nemmeno un briciolo del phisique du rôle.  Forse siamo in vantaggio. Così la campagna elettorale mette quasi in ombra i programmi e fa balzare in primo piano l’uomo o la donna che maggiormente attira l’attenzione. Qualcosa che assomiglia a una pubblicità di detersivi o di profumi; o di automobili, se ci si vuole rendere attenti anche al pubblico maschile. Staremo a vedere come andrà a finire. La par condicio è scritta sulle carte, ma poi la si dimentica spesso. Sbagliando. A condizione che si scelgano non soltanto le persone più belle, ma anche le più brave e tenaci.

         Dal programma al presentatore, dunque. C’è dell’altro. Dal presentatore che spiega ciò che intende fare e dice pane al pane e vino al vino, al presentatore che meglio porge, che ha la voce più robusta o flautata, che si ritrova in programmi televisivi di grande successo, che è capace di battute umoristiche o di barzellette ecc. La televisione diviene così quasi l’unica cattedra, l’unico palco, l’unica bigoncia da cui i candidati si presentano. Una qualche seduzione letteraria, o di dizione, accredita personaggi che spesso sono definiti dal famoso aforisma montanelliano, secondo il quale il giornalista è colui che spiega agli altri ciò che egli ignora.

         Bisognerebbe almeno raccomandare agli elettori di astenersi un poco dalla televisione per stabilire l’orientamento del loro voto. Di informarsi delle capacità e delle abilità che i candidati hanno nella loro vita quotidiana. Se no, l’elezione, oltre a rivelarsi un certame di bellezze, finisce per trasformarsi in una cernita di fotogenicità.

         Il discorso vale soprattutto per i giornalisti, i quali occhieggiano giorno e notte dal piccolo schermo o dalle pagine dei quotidiani. Vale, però, anche per uomini e donne di qualche notorietà. Chissà che non si debba tener conto anche di ciò che uno/una è riuscito a combinare nella vita: a cominciare dalla sua casa. Anche perché in politica entrano inevitabilmente problemi morali gravissimi. Intuisca chi vuole.

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