Grande annuncio in Francia. La commissione governativa delle teste d’uovo, che doveva studiare con alto profilo l’ammissibilità dei simboli religiosi in ambienti laici come la scuola, gli ospedali, i tribunali ecc. ha concluso, dopo mesi, i propri lavori. Finalmente adesso l’elaborato passa a Chirac perché ne faccia una legge.

Quali i risultati? I segni di appartenenza alle diverse fedi non debbono contaminare la purezza della laicità dei luoghi di convivenza. Quindi niente croci, niente chador, niente kippah. Almeno quando questi aggeggi sono di proporzioni notevoli e sono portati in modo “ostentato”.  Dopo di che, i problemi non sembrano del tutto risolti. Per esempio.

  1. Quando esattamente un indicatore di credenza è sproporzionato e recato con tracotanza? Forse la legge che Chirac appronterà dovrà tener conto delle dimensioni dei crocifissi e di altro: un poco come l’UE ha stabilito per il diametro delle zucchine da mettere in commercio, il volume delle mele e il peso dei pomodori. Come farà, poi, a leggere nell’intenzione delle persone, rimane un mistero. Certe croci luccicanti e mastodontiche che vengono mostrate da signore pettorute, attempate magari e sciantose, sono ammesse o sono proibite?
  2. Nelle scuole di indirizzo religioso – cattoliche, ebraiche o musulmane che siano – vige lo stesso imperio? E se una combriccola di ragazzetti si volesse vestire da confratelli o da cardinali, da imam, da ulema o da sceicchi, da rabbini secondo il grado supremo, in quali sanzioni incorrono?
  3. Nelle scuole rigidamente statali, come affermare un pluralismo di opinioni religiose?  Abbigliandosi austeramente da giacobini? O si agghinderanno con stoffe e tagli di Armani, di Ferré, di Cristian Dior ecc? Ma in questo modo non si schiereranno per una condizione sociale determinata e riconoscibile? E ciò sarebbe laicità? Perché non permettere e non stimolare un pluralismo di fisionomie culturali che possano entrare tra loro in dialogo anche serrato? Non sarebbe proprio questa, la laicità più autentica?
  4. Il dubbio più atroce che rimane, però, è la possibilità che dev’essere lasciata anche agli atei di trasgredire la legge. Diversamente sarebbero discriminati. Si presenteranno nudi alla scuola? Si metteranno una divisa? Ma si dà una divisa che non manifesti proprio niente? Insomma, l’ateismo, soprattutto quello nichilistico, ha modo di esprimersi, fosse pure con uno sbrendolo di segno? Attenzione: la preoccupazione ossessiva di espungere la religione dalla vita pubblica può suscitare conversioni. Almeno per reazione.
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