Perorazione della nota predica musulmana declamata dall'imam Moussa, il 6 giugno scorso, nella moschea più vasta d'Europa, a Roma: "O Allah, fai trionfare i combattenti islamici in Palestina, in Cecenia e altrove nel mondo! O Allah, distruggi le case dei nemici dell'Islam! O Allah, aiutaci ad annientare i nemici dell'Islam! O Allah, assicura ovunque la voce della nazione dell'Islam!" (A ogni invocazione il pubblico risponde coralmente:amen).

       Molto caritatevole, come si vede. Non solo. Il giorno dopo, lo stesso imam dichiara: "Dal punto di vista islamico non c'è dubbio che le operazioni dei mujaheddin contro gli ebrei in Palestina sono legittime. Sono operazioni di martirio e gli autori sono dei martiri dell'Islam. Perché tutta la Palestina è territorio di guerra. Perché tutta la società ebraica occupa illegalmente una terra islamica".

       Si è a un'approvazione e a un incitamento della guerra santa, o qualcosa del genere, e a una sorta di beatificazione dei terroristi kamikaze musulmani.

       Che dire? Già si conoscono le rimostranze del ministro degli interni Pisanu. In vena di minimizzare il fatto, si può rilevare che si è trattato di un imam trentaduenne, egiziano, ignaro della lingua italiana e in gran parte estraneo alla situazione socio-culturale italiana; un caso isolato e infelice, dunque?

       Forse val meglio osservare il contesto per intuire il senso dell'avvenimento.
       Intanto, l'imam predicatore era stato incaricato dalla moschea di Roma con il patrocinio dei governi arabi e in particolare dell'Arabia Saudita. Per essere completi: era stato mandato dai teologi dell'Università Al Aazhar del Cairo. Responsabilità politiche e accademiche, dunque, non religiose; per il semplice fatto che nell'Islam non esiste una gerarchia religiosa; prevalgono di volta in volta forze politiche , appunto, economiche, strategiche eccetera: conta, cioé, il fine che si vuole raggiungere e che occorre definire. Non a caso il presidente del consiglio di amministrazione del Centro culturale islamico d'Italia da cui dipende la moschea di Roma è l'ambasciatore saudita nel nostro paese. Non a caso il focoso imam Moussa è stato rispedito a casa e sostituito su iniziativa dell'ambasciatore egiziano a Roma. Non una parola da parte dei capi musulmani, inesistenti, del resto, in modo religiosamente autonomo , come si osservava. Per chiarire pure che l'Islam non distingue molto tra dottrina e prassi di conquista, fra formazione spirituale e guerra, tra cultura e dominazione forzata. E non si presenta come una religione unitaria.

       Per questo motivo il ministro Pisanu si è affidato al buon cuore della diplomazia musulmana, più che alle leggi italiane che potevano prestare il fianco ad accuse di reati d'opinione.

       Vi è da prevedere che qui più di un lettore mollemente ironico - magari anche cattolico - griderà all'interpretazione malevola delle intenzioni dei musulmani, con i quali, invece, va instaurato un dialogo sereno e un poco arreso, e così via.

       Serva i proposito l'osservazione del giornalista Magdi Allam, di Repubblica, il quale ha segnalato il fatto e così commentava l'8 giugno scorso: l'imam destituito "è prodotto genuino di una cultura e di una ideologia che oggi è imperante in seno all'università islamica di Al Aazhar, una sorta di Vaticano dell'Islam sunnita". Ma non si tratta affatto di un caso isolato Altri esponenti islamici in Italia, legati ai fratelli musulmani e alle correnti di pensiero radicali, hanno espresso comprensione e solidarietà all'imam di Roma... il problema vero è l'occupazione della maggiornaza delle moschee da parte di reti integraliste internazionali... il precedente imam della grande moschea di Romatemette per la propria incolumità fisica quando condanno gli attentati suicidi, mettendosi contro una parte dei fedeli di tendenze radicali... se oggi la stampa è in grado di rivelare quanto accade all'interno delle moschee, ciò si deve principalmente a una riscossa interna al mondo musulmano italiano. Da più parti c'è insofferenza e disagio per le prediche oltranziste e per il dominio degli integralisti.

       E non si dimentichi che le prediche islamiche "migliori" tenute il venerdì dagli incaricati più zelanti e diffuse con vari strumenti, non sono molto più tenere di quella dell'imam arruffapopoli di cui si parlava.

       Altro che caso isolato e infelice. Non si faccia d'ogni erba un fascio. Ma si tengano i piedi per terra. Amore anche ai nemici, ma senza vendere le proprie convinzioni di fede per non dispiacere.

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