Uno apprende due notizie in fila durante una giornata, e non riesce a superare l'impressione di sconcerto. Mi spiego. Prima notizia: Giovanni Paolo II ha ricominciato le sue visite pastorali - in Spagna, questa volta - con relativi bagni di folla. Le discussioni circa il numero dei partecipanti sono qui meno vivaci che per i cortei e le radunate di piazza di sindacati e forze politiche, dove si vogliono mostrare i muscoli e si oscilla talvolta da uno a dieci. A ciò che spesso è considerato folclore, invece, si può concedere qualche gonfiatura. Non nuoce. Ebbene, un milione di credenti alla messa del pomeriggio con cinque beatificazioni. Seicentomila e più al raduno dei giovani, che tanto amano e sono amati da questo Papa, il «giovane di 83 anni». Da tutta la Nazione Iberica.
       Del resto, non si è ancora dimenticata la manifestazione a Roma per il Giubileo con due milioni di giovati, un avvenimento. Un avvenimento che si ripete ormai con una qualche frequenza e che suscita compiacimento nei responsabili della Chiesa. La generazione del futuro è con noi. I ragazzi di Tor Vergata si sono confessati in duemila. Ecco superata la crisi del senso del peccato e ripristinata la pratica della penitenza sacramentale. Quindi anche dei quasi credenti e dei praticanti discosti non sembrano assecondare e preparare un domani fosco, per il Cattolicesimo: anzi si predispone un futuro radioso. In Italia e nel mondo. Oh, non si proclamano a voce alta simili commenti, ma si gustano e si bisbigliano tra sodali e addetti ai lavori. Riempiono l'animo di gratificazione e di consolazione di fronte a chiesate e manifestazioni oceaniche di giovani. Perché cedere al pessimismo in un'epoca tanto promettente soprattutto per il destino della civiltà del gradevole e della cultura della secolarizzazione della secolarizzazione? Ma sì. Dapprima si esclude Dio dall'orizzonte umano; così l'uomo stesso viene destrutturato: il nulla, la noia, la nausea. Ma prossimamente. E qui si riprende la tiritera dei giovanilismo.
       Un'altra notizia si appaia alla prima. La diocesi di Roma - tanto per stare in casa nostra - ha commissionato un'indagine fattuale e motivazionale sulle idee e i comportamenti di fede e di morale dei giovani. Risultato, gli adolescenti - in ritardo - dai 16 ai 18 anni, e i giovani dai 24 ai 26 anni con convinzioni e modelli di vita propri delle famiglie non passano, ammesso che ci siano. Gli appartenenti affezionati e militanti al Cattolicesimo sono sotto il dieci per cento e fin qui, passi. Il fatto è che un buon dodici per cento di coloro che frequentano parrocchie e gruppi ecclesiali dubita dell'esistenza di Dio. In misura anche maggiore si dubita e si nega che Gesù Cristo sia - stato - figlio di Dio. La Trinità diventa - letteralmente - un ammasso di qualcosa di superiore di divino. Circa l'aldilà, il Paradiso ottiene qualche adesione, l'inferno è abolito quasi da tutti, il purgatorio è praticamente liquidato. Circa la morale sessuale, si registra qualche maggiore fedeltà nelle ragazze, ma in generale si afferma l'emancipazione dalla prassi della Chiesa, del Papa e sempre tra i fedelissimi. Qualche disgusto per i rapporti sessuali, mercenari e occasionali, ma se ci si ama - che cosa significa? - vada a ramengo la morale cattolica. Non opposizione. Indifferenza piuttosto. Senza il minimo tormento di coscienza. Innocenza assoluta. Così per l'autoerotismo.
       L'autore dell'indagine conclude: «Evidentemente sia il catechismo che l'ora di religione hanno fallito... ma il vero punto debole è la famiglia: i genitori non trasmettono più la fede ai propri figli. Al massimo fanno da tour operator, mandano i bambini in parrocchia. E in casa? Niente di niente». Di là dagli applausi e dagli hola da curva sud al Papa, questa descritta è la vita di ogni giorno: quella che conta, alla fine. La quale non dovrebbe stupire - non stupisce affatto - nessuno dei responsabili della Chiesa i quali sono attentissimi a leggere la realtà che sta loro sotto il naso. Con tutto il rispetto per uno sparutissimo numero di adolescenti e di giovani magari anch'essi in difficoltà.
       Urge un sussulto di dignità cristiana e di serietà nel presentare la fede senza l'ossessione di apparire fuori moda E i laici non si allietino troppo di questa fragilità del cattolicesimo almeno futuro. Senza certezze e coerenze religiose, i cittadini di domani saranno ancor meno rispettosi della legge civile di quanto lo sono adesso. E potranno consegnarsi, deboli, ai potentati di turno che dolcemente imporranno un pensiero unico. Forse non sublime.

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