Caro direttore, venerdì sera è capitato anche a me di incocciare nella edizione straordinaria di Sciuscià sul secondo canale della Tv di Stato. C'era singolar tenzone tra Santoro e diversi personaggi - c'era anche lei - sul caso di un possibile spostamento della rubrica Il fatto a mezz'ora dopo la collocazione attuale, e su una valutazione da parte del capo del governo circa il comportamento della Tv pubblica durante il periodo antecedente e preparatorio alle ultime elezioni politiche. Aleggiava sulla trasmissione il sospetto che il giudizio del primo ministro fosse la truce notificazione di due licenziamenti in tronco. Anzi, sembrava proprio che il programma fosse tutto impostato su quellorribile minaccia. Che era tutta da dimostrare, ma che si dava per assodata.
       I martiri si esibiscono sul proscenio, adesso. Contempliamo questi eroi della patria, o almeno dell'informazione, con gli avvenimenti separati per benino dalle interpretazioni, dalle opinioni, dai commenti. Asetticità totale. Neutralità scientifica o quasi. Equanimità. Equilibrio. Spassionatezza. Voglia di dire ciò che è accaduto e basta: la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità. E gli spettatori se la cavino a farsi un loro parere. Ma va! Storie. Zuffe, spesso. Chi partecipa è abbattuto a colpi di daga, se non canta in coro. E interviste volanti messe insieme con spezzoni di interventi singoli, mentre sembra che tutto avvenga in diretta e senza l'ombra di un taglio.
       Ammetto: potevo cambiar programma. Eppure ho perseverato. Il motivo? Non certo l'analisi della obiettività della Tv di Stato. Volevo invece osservare - con tutti i problemi che si agitano nel mondo - quanta rilevanza fosse prestata a due giornalisti - poiché di questo si trattava - seppur bravi, ma forse non decisivi per il destino d'Italia. Non si è parlato d'altro. Biagi. Santoro. Santoro. Biagi. Che bravi. I sommi. E se ce li tolgono, come faremo senza di loro?
       E che ne sarà delle sorti della nostra Repubblica? E adesso chi li manda a spasso senza incorrere nell'accusa di attentato alla sicurezza e al progresso della patria? Una polizza di assicurazione contratta. Chissà: forse senza neppure volerla. Un prolisso spot autopubblicitario, per chi si è lasciato accalappiare.
       Scherzi a parte. Davvero la nostra televisione statale non ha altri mezzi per imporsi, al di là di Biagi e di Santoro? E passi per Biagi. L'impressione che si è avuta dell'intrattenimento è che l'azienda televisiva pubblica sarebbe un po' ai rantoli, se proprio dovesse cambiar qual cosa. O anche senza cambiare? Santo cielo, con tutto il canone che ci fan pagare, possibile che non abbiano uomini di rimpiazzo?
       Ho spento la televisione, venerdì sera, con il convincimento inoculato secondo il quale la nostra Repubblica non sia fondata sul lavoro né sia stata fatta da Mazzini, da Garibaldi, da Cavour e dalla Liberazione. No. L'Italia attuale è fondata su Biagi e Santoro. Diversamente saremmo al regime, alla dittatura, alla tirannia, allo schiavismo, eccetera. Un orizzonte di osservazione più vasto e un po' di misura non guasterebbero, suvvia.

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