Come è noto, all'aprirsi di ogni anno il Papa si intrattiene con i diplomatici accreditati presso la Santa Sede tracciando alcune linee di interpretazione sociale e politica della situazione mondiale. Così Giovanni Paolo II ha fatto giovedì 10 corrente mese. Tra i vari temi ha affrontato anche quello dell'Europa che si va costituendo.
       Al riguardo l'introduzione della moneta unica in 12 Paesi è valutata come «una tappa decisiva nella lunga storia di questo Continente». L'impegno dovrà proseguire in ben altrui settori: nello sforzo di allargamento dell'Unione europea e soprattutto nella tendenza a valutare «l'opportunità di una Costituzione dell'Unione».
       Dopo di che, il Papa afferma: «A tal proposito, è fondamentale che siano sempre meglio esplicitati di questa costruzione europea i valori sui quali essa deve basarsi». Come si nota, la considerazione non è soltanto di bilancio dell'accaduto; si fa anche prospettica: guarda cioè pure il futuro. E qui Giovanni Paolo II manifesta una sua «tristezza». Già nell'ottobre 2000 alcuni Paesi dell'Unione - soprattutto la Francia - avevano chiesto che fosse tolto dal proemio della carta dei diritti europei ogni riferimento alla religione. Quasi rispondendo a tale intento, il 16 dicembre del medesimo anno, nel messaggio per i 1.200 anni dell'incoronazione di Carlo Magno, il Papa aveva lamentato un certo orientamento a espungere dalle leggi civili - specie da quelle fondative - ogni accenno al fenomeno religioso; la conseguenza era il «poco coraggio» manifestato specialmente nella difesa dei diritti della persona e della famiglia. Lo scorso mese, fra i partner che dovranno contribuire alla riflessione sulla «convenzione» istituita nel corso del summit di Laeken - annota il Sommo Pontefice - «le comunità dei credenti non sono state citate esplicitamente». Nell'intervento di inizio di questanno Giovanni Paolo II di nuovo risponde «prendendo atto» di tale volontà di quasi prescindere dal fatto religioso nella società. Sta qui il motivo di una certa «tristezza» di cui si diceva.
       Il Papa commenta: «La marginalizzazione delle religioni, che hanno contribuito e ancora contribuiscono alla cultura e all'Umanesimo dei quali l'Europa è legittimamente fiera, mi sembra essere al tempo stesso un'ingiustizia e un errore di prospettiva. Riconoscere un fatto storico innegabile non significa affatto disconoscere l'esigenza moderna di una giusta laicità degli Stati e, dunque, dell'Europa».
       Alcuni politici italiani hanno assicurato che il mancato richiamo palese del valore sociale delle religioni non significa una loro dimenticanza. Sta il fatto, pero.
       Forse merita una chiosa l'accenno alla «giusta laicità» degli Stati dell'Europa. Segnerebbe forse una violazione della giusta laicità una pur formale chiamata in causa di Dio - del dio ebraico, del dio cristiano, del dio musulmano, del dio dei deisti alla Robespierre, se si vuole - in apertura di una legge civile e per di più costitutiva di una nuova realtà sociale e politica. Ma quale senso può avere il chiudere gli occhi davanti a un «fatto innegabile» e all'eventuale presenza di aggregazioni religiose della società civile? Si noti: non si domanda a un potere profano di emettere un atto di Fede. Si esige - sì, si esige -, proprio in nome di una «sana laicità», che l'autorità pubblica registri e riconosca, entro gli ambiti del bene comune, l'esistenza e l'influsso di gruppi di credenti che si trovano e operano nella società. L'esistenza, se è reale. L'influsso, se è reale. O si deve lasciare libero spazio a compagnie bocciofile, ad associazioni di amici della pesca, a formazioni di collezionisti di francobolli, a circoli culturali, eccetera, purché i partecipanti non azzardino un'allusione alla trascendenza? Perché mai? Lo Stato, pur non essendo confessionale, non diventa così ideologico? Dogmatismo all'orizzonte. Intolleranza incombente. Paura? Di che? Si compatiscano, se proprio si vuole, i credenti, ma si lascino vivere. Anche se hanno costituito un patrimonio di certezze e di ideali da cui dipendiamo nel pensiero e nella vita. Rimorso? Vergogna? Nostalgia? Mah.

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