A voler proprio far bollire quanto il Card. Ruini ha detto lunedì scorso circa le elezioni, rimangono alcuni orientamenti forse non tutti esplicitati dall’informazione.

Circa il modo di condurre la campagna elettorale: badare più a quanto si afferma senza troppo sostare su chi funge da propagandista. Aristotele mette l’argomento “ex auctoritate” all’ultimo posto, soprattutto quando l’autorità vuol sentirsi viva a tutti i costi e non si rassegna a uscire di scena. La forza probante delle “ragioni” - si fa per dire - non aumenta né con il tono di voce, né con la frequenza con cui si appare sui giornali e in televisione.

A ciò si aggiunga la qualità dei discorsi, che dovrebbero servire agli elettori perché capiscano ciò che si vuole. Agli elettori, dunque, dovrebbero essere rivolti gli argomenti e gli appelli, non all’avversario quasi si fosse su un ring e ce se le desse di santa ragione. Quando si arriva agli scandali gratuiti e agli insulti, si può anche esentarsi dal seguire. Cala anche il divertimento.

Circa le trite “indebite intromissioni” della Chiesa nello Stato laico, i laici tirino dritto con una scrollata di testa.

Circa i punti del programma da sostenere. I soliti. La centralità della persona. La vita umana in tutte le sue fasi e nella sua intangibilità. La famiglia: uomo, donna, matrimonio e figli eventuali. La scuola scelta dai genitori o dagli studenti che sono capaci di tale decisione. La occupazione e la giustizia sociale. La sicurezza nelle strade e nelle case. Una immigrazione programmata. E così via, senza dimenticare un cenno a qualche forma di regionalismo (si vede che non basta quel che già è legge).

Il voto, a quale partito o a quale coalizione? Ruini non dice. Anzi, sostiene che la Chiesa non si schiera da nessuna parte politica. Così i frati che accusavano la gerarchia cattolica di sostenere la Democrazia cristiana sono serviti. E adesso non si mettano loro ad agire da galoppini di altre formazioni politiche. Le aggregazioni che fanno azione religiosa sono pregate di astenersi dall’organizzare propaganda partitica anche subdola: da qualsiasi punto essa tiri; verso qualsiasi punto la si tiri. E’ tempo che si smetta di utilizzare una qualche notorietà acquistata nel servizio alla Chiesa per organizzarsi una base elettorale. E’ tempo che si tronchi il vezzo di usare sigle ecclesiali come stendardi. Non fiori, ma opere di bene.

Ruini pare rivolgere un invito pressante a informarsi sulla situazione politica italiana nel modo più oggettivo possibile. Non prestando creduloneria a chi invade di più o a chi più insistentemente ripete slogan. Bisognerà anche scegliere le fonti di documentazione più appropriate e magari discordi per farsi un’idea.

Senza prendere i programmi per oro colato. Dietro disegni di convivenza civile stanno sempre idee o visioni della vita che devono essere compatibili con la fede e la morale umana ancor prima. Non è proibito scoprirsi - o prepararsi a essere - uniti su cose concrete da attuare. E occorrerà valutare anche la affidabilità delle persone a cui si dà il voto. Vi sono soggetti seri - competenti e capaci - e altri leggerini o ballerini o furbi o vanesi ecc. Si tratta di scegliere. Tenendo conto di come si sono comportati in passato. Di là dai singoli, si tratta di scegliere anche in base «ai comportamenti ed orientamenti delle forze politiche» a cui i singoli stessi appartengono. Non dimenticando neppure che si può essere utili alla società persino se si lavora nella minoranza. Non esiste predestinazione dei cattolici al governo. Ci vanno se è utile.

Postilla: la politica, o la si fa, o la si subisce.

Instagram
Powered by OrdaSoft!