Senza scavare nei secoli lontani. Che cosa architettavano i pastori d'anime, soltanto 50 anni fa, per chiamare credenti e malcredenti e miscredenti e noncredenti ad ascoltare qualche parola buona, a mettersi in discussione davanti al Signore e a convertirsi un poco alla fede? Andavano a caccia di «predicatori di cartello»: ugole d'oro del pulpito che sapevano trarre dalla scrittura, dalla Patristica, dal Magistero e dalle Vite dei santi temi affascinanti e impaurenti, toni da tremolo e da basso profondo. Poi venne l'epoca degli «specialisti del Logos», o di quelli che esibivano la qualifica di teologi come credenziale, dimenticando che essi salivano in cattedra perché un Altro era salito sulla croce per loro. Poi arrivò il periodo dei «testimoni». Niente verità rivelate: la fede come un salto nel buio, una sorta di grido nel vuoto, una ribellione contro il nulla, o un inconcludente sedativo che gratifichi introducendo in un buio assurdo o in una luce accecante - fa lo stesso - senza condurre all'adesione a verità e all'incontro e alla comunione con realtà misteriche: senza condurre a Cristo, infine. A voler esser pignoli, bisogna aggiungere che permane un genere letterario quasi fondamentalisticamente biblico, con tanto di numeri di capitoli e di versetti che fan molto tombola. Un conto è lasciarsi condurre dalla Scrittura, e un altro conto è usarla come materiale estetico o come strumento per un vezzo civettuolo. E adesso? Adesso i cristiani - i cattolici meglio, tra noi - vanno a scuola dai mangiapreti, dai filosofi in crisi che si crogiolano e sguazzano nel dubbio, dagli atei: dagli estranei o dai contrari alla fede, comunque. Come mai questa seduzione subita?
       Forse è bene documentare un poco. Se si organizzano serate a sfondo religioso, a chi affidare il compito espositivo se non a un non credente? Magari affiancato da uno smorto e prevedibilissimo credente che non risponda a nessuno e non proponga nulla o quasi? Il gioco può risultare attraente la prima o la seconda volta. Poi stufa. E siamo a «idealtipi» di non credenti che gironzolano come trottole da una città a un'altra, da un salone a un altro, da una chiesa a un'altra invitati pressantemente, senza venir mai a capo di nulle. Macchiette quasi. Niente apologetica. Niente ragionevolezza della fede. Niente richiamo alle condizioni morali previe all'accoglienza di Cristo: già, poiché se si è deciso di ostruire il cammino dentro l'animo - la libertà - per non lasciarsi raggiungere dal Signore, non ci sarà gragnuola di sillogismi che costringeranno a credere: uno apre l'ombrello per difendersi come quando piove e se ne sta con i suoi pregiudizi e le sue meschinità già decise, a cui non intende rinunciare. E si può ripetere la tiritera secondo la quale la fede segnerebbe la rinuncia a pensare e a farsi autonomamente, cullandosi in una ninna nanna imbambolata, mentre la decisione di credere è fatica: occorre perdonare a Dio di essere Dio e di amarci senza che noi lo vogliamo.
       Non credenti di professione, dunque. Che vengono sollecitati anche a scrivere sulla stampa cattolica - specie se patinata -: a scrivere indicando la direzione del pensiero della vita: indicando ai fedeli - sia chiaro - come rispondere alla chiamata di Dio. Articoli di fondo. Rubriche decisive. Così che condizione indispensabile per poter parlare ai credenti è dichiararsi in ricerca - guai a trovare -, in crisi, in angoscia esistenziale, cavando la voce dall'omaso e dall'abomaso, scrivendo con l'assenzio. Uno che aderisce a Cristo e tenta di osservare i Comandamenti rischia di figurare come un citrullo. La Chiesa fornisce locali e pubblico osannante.
       Mentre chi aderisce a Cristo conosce bene i meandri e gli sgomenti dell'assurdo: del vivacchiare che si perde nel nientismo, se riesce a vivere come se Dio non credesse: o anche come se Dio esistesse, ma senza ammetterlo: pagani nuovissimi. Dentro ogni cristiano dormicchia un bestemmiatore e un ateo. Non ci si meravigli, poi, se i cattolici non sanno più quali certezze vitali affermare e quale identità rivelata coltivare. Urgono maestri e testimoni del Vangelo.
       Post scriptum: non nego che vi siano non credenti che aiutano sorprendentemente a recuperare la fede. Di solito, però, non si prestano a far da comparse in tournée di parate.

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